Mancano veri cattolici in politica?

di Domenico Pizzuti
La sera dell’approvazione alla Camera dei Deputati della Legge elettorale, nel corso della trasmissione “Piazza Pulita” l’on. Bersani facendo una panoramica delle diverse sinistre in Italia osservava che mancano gli ambientalisti. E soggiungeva come nell’era di papa Bergoglio manchino i cattolici in politica, per un impegno comune nella lotta alle disuguaglianze sociali. Sono presenti nel pre-politico, ma non si trasformano spesso in politica. Questa osservazione da parte di un politico consumato in un talk show televisivo fa riflettere un vecchio sessantottino erede del Concilio Vaticano II, perché riguarda la presenza dei cattolici nella società italiana e nella politica non necessariamente nella forma di partito ma per il contributo  doveroso e responsabile alla vita politica.

Sul piano politico dopo il crollo della Democrazia Cristiana non si può ignorare il superamento di un partito di ispirazione cristiana, la dispersione dei cattolici nelle varie aggregazioni non solo nel momento elettorale, e l’assunzione della presenza dei cattolici in politica da parte della Conferenza Episcopale Italiana, specialmente nella forma di valori non negoziabili. L’epoca della presidenza Ruini ha visto la promozione anche di referendum su iniziative di legge. L’era Bergoglio sancisce invece un distacco del Vaticano dalle vicende politiche italiane, ma non sul tema cruciale dell’accoglienza di migranti e rifugiati, e l’auspicata approvazione della legge sullo IUS SOLI condizionato.

D’altra parte la presenza sociale dei cattolici ha manifestato altre tendenze: dopo l’enfasi post-conciliare sulla presenza dei cattolici in politica perseguita da comunità e movimenti di ispirazione conciliare con scarsa capacità di influsso nella chiesa italiana, nell’immediato dopoguerra sono nate aggregazioni laicali comunitarie, espressive di religiosità e spiritualità  secondo la nota formulazione sociologica tripartita di Ernst Troeltsch: “Chiesa, setta, spiritualismus”. Nel contempo alla ricerca di una legittimazione ecclesiale, queste comunità e movimenti hanno privilegiato il rafforzamento dello stile di vita cristiano nelle aggregazioni di appartenenza senza intervenire pubblicamente in delicate questioni ecclesiali, per non disturbare il manovratore. Prova ne è il silenzio decennale dell’Azione Cattolica italiana, perchè secondo un ex Presidente “sono i Vescovi a parlare”, pur non rinunciando ad una qualificata opera di formazione dei soci nel nostro paese.

Non si può non segnalare in merito una caratura sociale di alcune di queste comunità con iniziative sociali e culturali, come quella nota di Sant’Egidio, dei Focolarini  e di  Comunione e Liberazione, e così via. Infine per quanto riguarda la vita dei cristiani nella chiesa italiana negli ultimi decenni con la centralità dell’Eucarestia si riscontra un diffuso estetismo liturgico, una riclerizzazione delle comunità cristiane, un’accento intimistico, la promozione di una partecipazione dei fedeli ad intra e non tanto ad extra sul territorio con i suoi bisogni. Un’occasione comune di riflessione è la Settimana sociale dei cattolici italiani, come quella che si svolgerà a Cagliari sul tema del lavoro dal 26 al 29 ottobre.


Di fronte ad un allontanamento dei cittadini dalla vita  politica o precisamente dai politici, esemplificato da un massiccio astensionismo elettorale, per una fiducia tradita, e all’attivismo di movimenti antisistema o anticasta, di fronte  alla stessa estraneità di cattolici alla vita politica rinchiudendosi nel privato ed in gratificanti comunità religiose, occorre riscoprire la dignità della Politica e la responsabilità primigenia di cittadini per una custodia e promozione del bene comune possibile in città, territori, intero Paese. Perchè la polis è la Casa comune che ci appartiene. Rammentando l’importanza ed il significato attribuito da papa Francesco ai movimenti popolari per la terra, la casa ed il lavoro per tutti, nel discorso al Terzo incontro dei movimenti popolari, il 5 novembre 2016, sul rapporto tra popolo e democrazia osservava: “Il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia si allarga sempre di più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle. I movimenti popolari, lo so, non sono partiti politici e lasciate che vi dica che, in gran parte, qui sta la vostra ricchezza, perché esprime una forma diversa, dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica. Ma non abbiate paura di entrare nelle grandi discussioni, nella Politica con la maiuscula e cito di nuovo Paolo Vl: La politica è una maniera esigente - ma non la sola - di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”.

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