Vivere Scampia: arruffapopoli e percorsi di civiltà


Tormentata è la vicenda della Comunità Rom di Cupa Perillo a Scampia: ha subito un incendio doloso di alcune baracche del campo e di alcuni camion della vicina isola ecologica; si è vista devastare il suolo che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto bonificare; ha riscontrato l’eccitazione degli animi di strati di popolazione nei quartieri Miano e Scampia, con forme anche di isteria collettiva, come è stato opportunamente rilevato su questo giornale da Maurizio Braucci; ha subito i trasferimenti provvisori di famiglie Rom  nell’Auditorium Vlll Municipalità e nella Caserma Boscariello (circa 300 Rom in attesa di sistemazioni più adeguate).

Ma c’è stata anche la mobilitazione tempestiva di Rom, cittadini e associzioni nel Comitato Abitare Cupa Perillo. Dal mio buen retiro di Scampia, al di là delle cronache non sempre neutrali, si avverte l’esigenza di ulteriori riflessioni che facciano luce su dinamiche sociali, attori, responsabilità e permettano qualche valutazione non moralistica. Altrimenti tutto quello che appare, si manifesta e viene rendicontato dai media con parole ed immagini, nella percezione di menti non attrezzate culturalmente o strumentalizzate rischia di essere giustificato/assunto come modello di comportamenti sociali e di gestione dei conflitti.

Le strategie di alcuni personaggi, anche nelle istituzioni locali, associazioni o comitati, ostili anche dopo decenni alla presenza di Rom sul proprio territorio, chiaramente manifestano dinamiche di esclusione, discriminazione, discorsi di odio, attacchi violenti - come documenta per l’intero Paese il “Rapporto annuale 2016” dell’Associazione 21 luglio. In questi atteggiamenti non è sempre facile individuare fino a che punto si configurano incitamenti alla discriminazione, all’esclusione, condotte violente passibili di sanzionamento, come senza dubbio l’incendio doloso del campo nomadi di Cupa Perillo, e numerosi casi di intimidazione verso i Rom e verso le associazioni che difendono i loro diritti (Gridas, Centro Hurtado, Cantiere 167, ecc.).

Nello scorso weekend alcuni cortei da Miano sono giunti fino all’entrata della Municipalità di Scampia, dove nell’Auditorium sono provvisoriamente sistemate alcune famiglie Rom sgomberate. Sul discorso illegalità in senso sostanziale anche da parte di istituzioni amministrative andrebbero annoverate per esempio strategie, provvedimenti, condotte che non assumono e rispettano le indicazioni della “Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti 2012-2020”, una Carta che riconosce i diritti delle popolazioni Rom ed i modi di implementarli.

Preoccupa che questa Strategia non faccia sempre parte della cultura politica di rappresentanti delle istituzioni in Napoli e Campania, rischiando di assecondare disegni di soggetti che per proprio tornaconto cavalcano strumentalmente pregiudizi, paure e guerre tra poveri. Da questi impresari della paura vengono avvelenate intenzionalmente le menti dei concittadini, incitati all’esclusione di minoranze protette da trattati internazionali, normative europee e nazionali. Anche discorsi, condotte, strategie discriminanti andrebbero valutate e sanzionate secondo codici legali, se non dei diritti umani riconosciuti, e dalle mobilitazioni  attente e pacifiche della società civile, civile appunto.

Gli abitanti del quartiere Miano hanno protestato per l’uso della Caserma Boscariello come sistemazione provvisoria di 300 Rom, rivendicando la destinazione precedente a centro di aggregazione e servizi, naturalmente promesso e finora mai realizzato. Questa dinamica porta ulteriormente in questione il modello di Comunità diffuso, secondo un uso esclusivo del suolo, di risorse e servizi, in una convivenza che invece dovrebbe essere più ampia: almeno cittadina, nazionale, e se si vuole cosmopolita, per rigenerarsi non solo geneticamente, e non rimanere prigionieri nelle proprie mura.

In questa vicenda non solo locale è in questione una politica urlata, che cavalca timori e paura per lucrare consenso, forte della scomparsa dei partiti nella mediazione dei bisogni dei cittadini. Trovano spazio rappresentanti delle istituzioni, singoli consiglieri, capipopolo e boss locali che hanno udienza presso determinati strati sociali, ma più in profondità è da riflettere sulla debole influenza delle agenzie educative (famiglie, scuola, chiesa) nel modellare le condotte sociali delle popolazioni secondo il riconoscimento dei diritti. Del welfare di stampo occidentale e insieme delle forme di solidarietà della tradizione cristiana.


Alberto Asor Rosa in Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali (Laterza, 2009) richiama il verso dantesco nell’uscire dall’inferno arrampicandosi faticosamente per “la natural burella”: “a ognuno puzza questo barbaro dominio”. Sì, puzza proprio, e puzzano i “fitusi” che lo sostengono. Non vogliamo la resa allo “spirito dei tempi”, cedendo a paure e timori inoculati artatamente per interessi particolaristici; vogliamo dare voce alle mobilitazioni dal basso come nel caso dei Rom di Scampia con il Comitato Abitare Cupa Perillo. Per rispondere al bisogno dell’abitare per tutte e tutti i Rom e cittadini italiani.

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