Il Papa, Buddha e San Francesco (HuffPost)

di Padre Enzo Fortunato
Da pochi giorni è finito il viaggio di Papa Francesco in Myanmar e Bangladesh. È doveroso riflettere su due punti in particolare che contraddistinguono i viaggi del Santo Padre: incontrare gli ultimi e i leader religiosi per invocare, in nome del Santo di Assisi, la pace nel mondo. Necessario l'impegno e la volontà di tutti noi.
"Camminare insieme [...] lavorare fianco a fianco". Queste espressioni hanno condotto il Papa a proporre un accostamento da Pastore che si prende cura del gregge affiancando il percorso spirituale di Buddha a quello di San Francesco. Lo fa in uno dei passaggi chiave del suo viaggio in Myanmar per deplorare terrorismo ed estremismo messi in atto in nome di credi religiosi. Desidera rafforzare i legami di amicizia con le altre fedi e affermare l'impegno per la pace, il rispetto per la dignità umana e la giustizia per ogni uomo.
Lungi dal creare disorientamento, il Papa guidato dal cuore di Cristo, desidera indicare il cammino dell'umanità stordito dall'efferata violenza dell'uomo. 
Bergoglio ci fa comprendere che il primo obiettivo è l'amicizia tra gli uomini. Oggi, più di ieri, i testi che ha voluto citare di Buddha e Francesco d'Assisi hanno davvero una sorprendente similitudine: "sconfiggi la rabbia con la non-rabbia, sconfiggi il malvagio con la bontà, sconfiggi l'avaro con la generosità, sconfiggi il menzognero con la verità",afferma il primo. "Signore, fammi strumento della tua pace. Dov'è odio che io porti l'amore, dov'è offesa che io porti il perdono, [...] dove ci sono le tenebre che io porti la luce, dov'è tristezza che io porti la gioia" parole attribuite al Santo di Assisi.
Citare Buddha significa mostrare rispetto per la cultura locale e non è teologicamente sbagliato accostarlo a San Francesco in quanto non sono fondatori di credi religiosi, ma aprono la strada a un percorso differenziato con un comune obiettivo: disarmare la mano dell'uomo.

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