Divide et impera. La campagna elettorale

di Domenico Pizzuti


Tra le promesse elettorali dei leader di destra non potevano mancare quelle riguardanti l’edilizia, come da parte di Berlusconi la costruzione di case da iniziare senza licenza, per poi successivamente eventualmente pagare il pegno in caso di irregolarità facendo intravedere possibili sanatorie. Chiamiamole col nome proprio di “condoni edilizi”, ripetutamente proposti da vari governi. 

Circa gli effetti di queste liberalizzazioni edilizie a buon mercato, vogliamo solo richiamare il fenomeno dell’illegalità diffusa nel campo edilizio che ha segnato specialmente le aree meridionali del paese. Basti pensare alle costruzioni abusive che deturpano le coste e l’interno, contro cui anche da parte delle strutture ecclesiali è stata promossa negli anni un’educazione alla legalità dei fedeli e dei cittadini. 

Ricordo a questo proposito l’impressione che mi ha fatto circa dieci anni fa visitare un comune dell’entroterra napoletano, per l'evidente disordine urbanistico e la bruttezza del paesaggio. Ne dedussi che ETICA ED ESTETICA vanno a braccetto, come si evince dal contrario, cioè la mancanza di estetica di un paesaggio abitato fa trasparire l’inosservanza di leggi e regole. 


Passando alle salviniane battute sull’incompatibilità di valori tra la Costituzione italiana e l’Islam (quale?), su di esse non vale la pena soffermarsi, perché da un punto di vista culturale non sono comparabili. Fa riflettere piuttosto l’accentuazione di messaggi e proposte da parte dei leader della destra, volti non tanto o non solo a cavalcare le paure e rassicurare gli elettori indicando capri espiatori delle crisi sociali, ma anche a risolvere i conflitti cacciando i migranti, dipinti come delinquenti incompatibili con la "nostra" cultura. 

A questa strategia elettoralistica che scientemente contrappone e divide individui e gruppi umani anche in base al colore della pelle, solo per lucrare consenso, bisogna porre attenzione. E' una strategia che crea il “nemico” tra noi, una strategia volutamente “divisiva” che attenta ad una pacifica coesione sociale. Nel campo religioso per definizione è il "diavolo" - comunque inteso- il “divisore”, e così si possono considerare le inique strategie richiamate - pur senza fuochi e fiamme infernali. “Diaboliche” perché divisive delle comunità umane, finalizzate ad un bottino di voti sulla pelle di una società lacerata. 

Dio ce ne liberi, e liberi la mente degli elettori su cui fanno presa non solo promesse perlopiù irrealizzabili, ma anche la contrapposizione divisiva nelle comunità di vita, che non ha vere ragioni se non la faccia e la voce feroce di chi la alimenta.

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