Zanotelli: la mia missione a Napoli - #1 babygang
di Alex Zanotelli, comboniano
Non è stato facile essere missionario nella baraccopoli di
Korogocho, ma non lo è meno esserlo nelle periferie di Napoli. Vivo da una
dozzina di anni al Rione Sanità che, pur essendo centro di Napoli, è un
‘autentica periferia. “A Napoli non c’è centro e non c’è periferia - ha scritto
giorni fa in un drammatico appello alla città, il magistrato Ardituro Antonio
del CSM. Si passa dai 200 morti all’anno per la guerra di camorra alle faide
che bruciano interi quartieri ricchi di storia e di cultura; dagli scempi
ecologici alla paranza dei bambini; ora le baby-gang con ragazzini che vengono
assaliti, accoltellati, riempiti di botte da altri ragazzini che non sanno
spiegare perché.”
Ecco l’ultima novità di Napoli: le cosidette baby-gang,
(meglio chiamarli branchi) che sono venute agli onori delle cronache per una
serie di recenti episodi. Il primo è avvenuto il 18 dicembre quando Arturo, uno
studente liceale di 17 anni, è stato assalito in pieno giorno nella
centralissima Via Foria da quattro ragazzini di 14-15 anni, muniti di coltello:
uno tratteneva Arturo da dietro pugnalandolo sul collo, un altro lo
accoltellava sul torace, mentre gli altri due facevano la guardia. Portato
all’ospedale, è stato salvato per miracolo. “Neanche un macellaio poteva fare
uno scempio del genere”, fu il commento dei medici. La cosa più grave è che
nessuno dei passanti ha visto e detto nulla. Ma gli studenti del Liceo di
Arturo, il ‘Cuoco’, hanno indetto il 22 dicembre un corteo con oltre cinquemila
studenti , che ha percorso Via Foria gridando :”Arturo, siamo noi!”
Il secondo episodio è
avvenuto il 6 gennaio a Chiaiano (nord di Napoli) quando Gaetano, un ragazzino
di 13 anni,è stato massacrato di botte senza alcun motivo da una decina di
ragazzini all’uscita della metropolitana di Piscinola. Tanta la gente presente,
ma nessuno si è mosso. Il 14 gennaio a Pomigliano d’Arco (nord-est di Napoli),
due studenti di 14-15 anni sono stati accerchiati da una banda di giovanissimi
armati di una catena con cui hanno picchiato i due studenti. Il 15 gennaio, Emanuele
di 16 anni, è stato pestato da una quindicina di coetanei alla stazione della
Metropolitana del Policlinico, spaccandogli il naso. Senza parlare dei pestaggi
nelle movide di Piazza Bellini (Centro), via Aniello Falcone e in via
Carducci (Vomero) e ai baretti di via Chiaia. Quest’ultimo diventato campo di
battaglia per regolare i conti fra due bande di ragazzini, armati di coltelli,
mazze e pistole. Perfino davanti al sagrato della Cattedrale di Napoli, alla
sera si ripetono atti violenti firmati da giovanissimi.La cosa più grave è che
tutto questo sta avvenendo senza un motivo specifico e con il silenzio omertoso
dei cittadini.
“Non sono le baby-gang - ha detto il Questore di Napoli, De
Iesu. Siamo di fronte a branchi diversi di adolescenti che si sentono
forti in gruppo nello sfogo della loro aggressività su vittime casuali.”
Più penetrante l’analisi di Patrizia Esposito, Presidente
del Tribunale dei Minorenni di Napoli: ”Questi ragazzini armati di coltelli che
colpiscono alla luce del sole sono animati da una rabbia profonda.
Stiamo assistendo a una violenza senza precedenti, sintomatica dell’assenza
dei valori e figlia del degrado sociale.
Ci sono giovanissimi che hanno introiettato modelli di subcultura
criminale, vivono in contesti caratterizzati da valori sballati,
dove chi si alza alle 7 per andare a lavorare è uno sfigato, dove l’onesto è
considerato stupido e la vita vale zero. E’ un quadro desolante, oltre
che un pericolo per la collettività.”
[continua...]
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