Sul giornale: Oltre l'autoreferenzialità della chiesa

di Giorgio Bernardelli | Vino Nuovo.it


Dov'è la notizia? E a chi stiamo davvero parlando?
Di fronte all'ennesimo psicodramma vissuto in queste ore dal mondo della comunicazione ecclesiale - con il pasticcio mediatico sfociato ieri nelle dimissioni di mons. Dario Viganò dalla guida della Segreteria per le comunicazioni - non riesco a non pensare che anziché dall'infinito derby sulle riforme di papa Francesco sia da queste due domande che occorrerebbe ripartire. Due domande che sono poi quelle che in teoria ci insegnano come l'abc della comunicazione, ma che puntualmente tendiamo ad archiviare, troppo presi dai nostri progetti mirabilanti. Ecco, a me piacerebbe che tentassimo oggi di uscire dai personalismi per provare a dirci sul serio che cosa non funziona nel mondo della comunicazione ecclesiale.

Perché lo stesso casus belli di questa vicenda - la sciagurata storia della lettera chiesta a Benedetto XVI sugli undici volumi dedicati alla teologia di papa Francesco - lo dice in maniera impietosamente chiara: è l'autoreferenzialità la vera malattia della comunicazione ecclesiale; la corsa a creare pagine ed eventi chiusi dentro le nostre logiche, lontani anni luce dalle domande di chi ci circonda. Non mi interessa qui entrare nel ragionamento su chi ha scritto o cancellato che cosa. Il problema sta a monte, nell'aver pensato che un dibattito tutto interno al mondo ecclesiale meriti undici volumi di analisi e - tirando dentro il Papa emerito - ambisca a diventare «la» notizia del giorno su papa Francesco.

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