Elaborare le differenze, per restare umani

di Domenico Pizzuti - 


Nell’interlocuzione con le comunità Rom presenti nell’area napoletana, in riferimento ai problemi di integrazione/inclusione sociale specialmente sotto il profilo abitativo, e al superamento dei campi ai margini della città, anche i benintenzionati manifestano talvolta una difficoltà di “comprensione” dei diversi linguaggi. Si tratta di ELABORARE LE DIFFERENZE culturali, di stili e modi di vivere, che si evidenziano nell'impatto e nella contaminazione con i nostri modelli di vita e di relazione. Differenze vissute per decenni sul nostro territorio da certe popolazioni, anche se ai margini periferici. Un'antica immigrazione, verso cui si auspica reciproco riconoscimento e coabitazione pacifica, come chiedono ormai anche direttive europee e nazionali. 

Si tratta altresì di ELABORARE LE DIFFERENZE SOCIALI sotto i nostri occhi: i Rom, in prevalenza di nazionalità straniera, vivono in uno stato di marginalità, segregazione, precarietà, dentro insediamenti/baraccopoli come nel caso del campo di Cupa Perillo a Scampia. Comunità discriminate che da generazioni vivono sulla loro pelle la SEGREGAZIONE ABITATIVA e la marginalizazione sociale, che come nel contesto napoletano non vedono le loro istanze - se non faticosamente e per opera di associazioni - riconosciute ed esaudite da parte delle sedi istituzionali, cioè Comune napoletano e Regione Campania. 

Di seguito alcune considerazioni elementari non inutili per tutti coloro che a diverso titolo impattano le comunità Rom circostanti. 

In primo luogo, questo tentativo di elaborazione culturale del linguaggio non solo verbale dei nostri Rom, fa riferimento ai loro “mondi vitali” - secondo la sociologia schutziana - che li hanno conformati alla luce di una storia non solo di migrazioni, ma di marginalizzazione, esclusione, persecuzione nei paesi europei, nei decenni e secoli passati. Insieme all’etnocentrismo culturale, occorre evitare un “approccio culturalista” che può causare una pericolosa “deriva etnica”. Approcciando i mondi e i problemi vitali di queste comunità in una situazione di marginalità ed esclusione sociale, una considerazione elementare riguarda il rapporto ineguale esistente tra bisogni di vita/risorse non solo economiche di cui si dispone per affrontare i problemi di vita quotidiana, che dà luogo ad economie di sopravvivenza.

In secondo luogo, per evitare forme di assistenzialismo nei confronti di queste comunità, nel contesto delle forme di operosità sociale pro Rom non si può ignorare, dal punto di vista di direttive e normative pubbliche, la “STRATEGIA NAZIONALE D’INCLUSIONE SOCIALE DI ROM, SINTI CAMMINANTI 2012-2020. Attuazione Comunicazione Commissione Europea n.173/2011”, per guidare nei prossimi anni una concreta attività di inclusione sociale, superando definitivamente la fase emergenziale che negli anni passati ha caratterizzato l’azione soprattutto nelle grandi aree urbane. 

Per tutti coloro che con preparazione ed esperienza accumulata si spendono in attività a favore dell’inclusione delle comunità Rom, non si può ignorare che con tale Strategia "si intende pertanto non solo raggiungere l’integrazione/inclusione sociale effettiva di comunità Rom, Sinti e Camminanti, ma anche la loro piena capacità di esercitare i diritti fondamentali, sanciti all’art. 2, prima parte, della Costituzione italiana", secondo cui "la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". Si tratta di direttive, norme o regole che dir si voglia che hanno un valore di normatività per le politiche pubbliche, l’azione di associazioni ed i comuni cittadini.

Si configura in tal modo l’approccio ai diritti umani che caratterizza l’azione e le lotte per il loro riconoscimento. Non è inutile osservare che quando ci troviamo di fronte a Rom - di cui non sempre comprendiamo il linguaggio e le aspettative - siamo in un processo in corso di evoluzione ed attuazione verso un'inclusione sociale che comprende le dimensioni dell’abitare, dell’istruzione, dell’accesso al lavoro ed alla sanità, per raggiungere una piena cittadinanza sociale.
“RESTIAMO UMANI” è lo slogan che abbiamo portato con i Rom nelle lotte popolari di Scampia.

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