Antiziganismo e abuso di ruolo di governo
di Domenico Pizzuti -
Preoccuppanti
- se non “agghiaccianti” secondo il Commissario europeo Moscovici - i propositi
a più riprese ventilati dal Ministro dell’interno Matteo Salvini nella sua
continua propaganda elettorale di un censimento dei Rom in Italia. Per motivi
di sicurezza dice di voler espellere gli irregolari. Al di là della polemica
seguita occorre qualche precisazione per valutarne il significato e l’impatto.
Assodato,
anche secondo il riconoscimento del Vicepresidente Di Maio, che un censimento
etnico è incostituzionale ed illegittimo, la prima domanda non riguarda solo
questo caso: agitando la bandiera della caccia ai rom a che titolo parla
Salvini, come Ministro dell’interno o come leader del partito della Lega? Nel
primo caso come Ministro dell’interno è certo garante della sicurezza dei
cittadini, ma anche dei diritti di tutti cittadini e stranieri residenti sul
nostro territorio, a prescindere da etnia, cultura, genere e così via, che deve
rappresentare e proteggere. Nel secondo caso, va richiamato al suo ruolo
governativo e a parlare ed agire in quanto tale, per non confondere
impropriamente i ruoli. L’impressione è che consciamente e furbescamente per
convenienze elettorali parli sopra le righe continuando a suo vantaggio un’agitazione
propagandistica che sembra dar frutto di consensi, ma che non aiuta la
chiarezza dei ruoli ed il loro rispetto istituzionale. Se non si vuol fare solo
propaganda, o pronunciare pericolose parole al vento, da chi governa propositi
e progetti devono fondarsi su chiari atti di governo e/o legislativi del
Parlamento.
In
secondo luogo, nel merito della questione, la motivazione della proposta di un
simile censimento etnico sembra essere quella della sicurezza dei cittadini nei
confronti delle devianze dei Rom, che disturbano con diversi comportamenti i
diversi luoghi. A tal riguardo ha colto nel segno un’osservazione di Mons. Lojudice,
vescovo ausiliare di Roma, a suo parere si trattava di una barzelletta da
bar...perché la proposta non aveva significato rispetto alla effettiva
numerosità della popolazione Rom in Italia. Secondo il Rapporto annuale 2017
dell’Associazione 21 luglio onlus “La presenza di Rom, Sinti e Camminanti è
stimata dal Consiglio d’Europa in una forbice molto ampia e compresa tra le
120.000 e le 180.000 persone, che costituirebbe una delle percentuali più basse
registrate nel continente europeo”. 26.000 circa sono stimati i rom e sinti che
vivono nelle baraccopoli formali o informali, pari allo 0.04% della popolazione
italiana. Sono certo altri i gruppi in Italia più consistenti che per i loro
comportamenti devianti e criminali destano allarme sociale e richiedono azioni
di contrasto.
Rispetto
a tali comportamenti anche nei riguardi dei Rom non si può certo generalizzare,
a meno che non si voglia dar fiato ad una campagna di ostilità ed odio etnico,
per dirla chiaramente, indicando “un capro espiatorio perfetto”, come ha
rilevato Luigi Manconi, per incertezze, paure ed insicurezze diffuse in strati
sociali penalizzati da crisi economiche e sociali, specialmente nelle regioni
leghiste a loro volta culturalmente impoverite. Bisogna ricordare che in uno
stato di diritto i reati sono sanzionati a prescindere dalle etnie ed
appartenenze, ci consta dalla nostra conoscenza delle popolazioni Rom del
territorio napoletano e campano, che - anche se non sono divulgati - reati eventualmente
commessi da Rom sono regolarmente sanzionati dalle forze dell’ordine e dalla
Magistratura, come evidenziato dalle famiglie Rom che spesso hanno congiunti in
carcere. Non c’è bisogno di discriminanti interventi e leggi speciali come ha
ricordato in Senato la senatrice Segre sopravvissuta ai campi nazisti di sterminio.
In
terzo luogo, al di là della effettiva messa in opera di tali dichiarazioni,
preoccupa l’impatto sulle relazioni sociali nel nostro paese. Infatti
contribuiscono ingiustamente alla “stigmatizzazione” generale e generica delle
popolazioni Rom per i loro comportamenti diversi e/o devianti, che
pericolosamente discrimina e penalizza queste popolazioni che vivono con noi al
di là della strada o ai margini del quartiere. Incattivisce le relazioni
sociali, perché indica surrettiziamente nell’altro straniero rom la causa dei
mali, crea paura, ostilità, fratture, induce discriminazioni e un’atmosfera
favorevole ad aggressioni violente come evidenziano casi recenti. Da un certo
punto di vista, simili dichiarazioni quando immotivate, sembrano potersi
catalogare nei discorsi d’odio, discriminazioni ed attacchi violenti,
regolarmente registrati dai Report dell’Associazione 21 luglio.
A nostro
parere danno fiato nel nostro paese a quello che si denomina “antiziganismo”,
perché non proviene solo come chiacchiera da bar del lombardo-veneto, ma da
parte di chi siede a Palazzo Chigi. Questa sovrapposizione di ruoli risulta più
preoccupante perché è un uso particolaristico di un ruolo di governo, che
diventa un comodo megafono per l’arena mediatica.
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