Incontro di Ginevra: a quando un ecumenismo di genere?


di Domenico Pizzuti -


Nello zapping televisivo ho incrociato la preghiera ecumenica a Ginevra in occasione del pellegrinaggio di papa Francesco per il 70° anniversario del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Accanto al papa, oltre ai rappresentanti delle chiese ortodosse, ho notato per lo meno tre donne col colletto clericale ed una che indossava una lunga stola bianca. Nel comunicato vaticano è segnalato che il papa era stato introdotto all’assemblea di preghiera da un vicemoderatore del Consiglio, un vescovo con un nome femminile. Pur nel rispetto delle tradizioni delle varie confessioni cristiane per quanto riguarda l’accesso delle donne al sacerdozio e all’episcopato, già adottato da decenni da alcune di esse non senza problemi interni, e nella ricerca di unità non solo dottrinale ma anche organizzativa, uno spiritello mi diceva: perchè non adottare un “ECUMENISMO DI GENERE” anche per la chiesa cattolica, che siede in varie occasioni accanto a pastori e vescovi al femminile ordinate nelle altre chiese?

Non è solo una questione organizzativa, ma di riconoscere e valorizzare la dignità delle donne anche nel servizio presbiterale alle comunità cristiane, perchè non diversa è la dignità delle donne nel disegno divino, altrimenti ci si priva di una una ricchezza umana segnata da un’impronta divina. Dibattuta è la questione dell’ordinazione delle donne nella chiesa cattolica, che non può essere lasciata solo ai maschietti ecclesiastici che di fatto costituiscono l’ordinamento gerarchico della chiesa, ma avvertire la ricchezza ed il contributo crescente della presenza e del servizio delle donne nelle comunità cristiane. Cioè i “segni dei tempi”, vocazioni femminili a questo servizio che si manifestano nelle comunità cristiane da far sbocciare, certo con opportuna preparazione.

E’ noto che papa Francesco anche recentemente ha ribadito il no all’ordinazione delle donne in seguito al pronunciamento (irreformabile?) di Giovanni Paolo II. D’altra parte è stato osservato che le donne nella Chiesa devono assumere ruoli decisionali, e la questione dell’ordinazione femminile potrebbe essere affrontata solo da un Concilio. Lo ha affermato in un’intervista al quotidiano Salzburger Nachrichten il card. Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. Interpellato sulla necessità di un cambiamento nella Chiesa a livello di ministeri ordinati. Dunque è augurabile «una percentuale maggiore di donne in posizioni decisionali. La questione dell’ordinazione è una questione che può essere chiarita solo da un concilio. Un papa non può decidere da solo. Si tratta di una questione troppo grande per essere affrontata dalla scrivania di un papa». «Lei intende l’ordinazione di donne al sacerdozio?», è la domanda del giornalista: «Al diaconato, al sacerdozio e all’episcopato», risponde Schönborn». «La chiesa è una comunità, le grandi decisioni dovrebbero essere prese insieme».

E’ una questione a mio parere, eminentemente religiosa - liberata da leggi e tradizioni umane - di un’umanità che nella sua integrità e pienezza è simul uomo/donna, che solo le distinzioni sociali dividono ed escludono, e richiede una fedeltà allo Spirito che anche oggi rinnova la faccia della terra.

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