L'Italia inospitale come Sodoma e Gomorra?

di Domenico Pizzuti


La linea salviniana e governativa verso le navi di migranti salvati nel Mediterraneo, alla ricerca di un porto vicino e sicuro secondo le convenzioni internazionali, viene sbandierata come “dura” o di fermezza - che non è la stessa cosa - nel tenere il punto: la motivazione reiterata che l’Italia non può essere la sola nazione europea - si direbbe mediterranea per collocazione - ad accogliere queste navi, ma deve coinvolgere per solidarietà anche le altre nazioni dell’Unione. 

Delle recenti vicende di navi bloccate e trattative pre-sbarco si può rilevare l'aspetto emergenziale, con la sola non sempre plausibile chiusura generalizzata dei porti del nostro paese. Questa determinazione sottintende in verità che i porti italiani sarebbero per principio un porto vicino e sicuro per le navi soccorritrici, ma sono bloccate per contrattare la partecipazione di altre nazioni europee a questi salvataggi e all’accoglienza successiva. E’ una strumentalizzazione a scopo propagandistico che sostanzialmente ha interessato pochi casi, almeno fino al barcone con il carico di 450 africani. Nel frattempo si bloccava ed incriminava l’azione delle ONG su cui la Magistratura finora non ha individuato la commissioni di reati. 

Al di là del tono si può formulare un giudizio politico con la P maiuscola sulla vicenda che è apparsa rincorrere le diverse emergenze, senza un politica complessiva e meditata sul fenomeno epocale delle migrazioni, specie dai paesi subsahariani, che non si può risolvere nell’immediato con la sola chiusura dei porti italiani, e che trova consenso elettorale presso strati sociali medio-bassi poco acculturati, sensibili a soluzioni semplificate a problemi più grandi. Manca certo, come è stato notato da diverse sponde, una visione della complessità del fenomeno ed una corrispondente strategia che non sia quella comunicativa, o di fare terra bruciata intorno ad ogni iniziativa di partenza e di trasporto marittimo. Stupisce che in questa discussione non siano richiamati ed incentivati corridoi umanitari e canali di ingresso regolari nel nostro Paese. 

Un’altra considerazione riguarda la durezza di posizioni invocata in riferimento ai soggetti del contendere, i migranti salvati. Correttamente il vescovo di Trapani, in riferimento alla posizione del Ministro dell’Interno, sottolineava che gesti di forza non possono essere indirizzati nei confronti di poveri e di chi fugge da situazioni di guerra e povertà, e quindi non si capisce chi dovrebbero spaventare, non avendo una forza politica di contrattazione con i paesi di provenienza. Si tratta di ascoltare il grido dei poveri più che minacciare poveri cristi sfiancati dalle peregrinazioni per terra e mare, non è un gioco a monopoli e le navi non si possono fermare e spostare a piacimento come pedine da una casella all’altra, perchè a bordo ci sono persone con il loro carico di sofferenze, ferite, speranze, cioè umanità e non merci. Una visione che sembra estranea alle esternazioni del Nostro, che forse vede nei migranti solo clandestini e violenti da ammanettare quando qualcuno alza la voce per non ritornare nei porti libici, dichiarati non sicuri da organismi europei. Non si possono lasciare galleggiare sotto il sole per giorni questi carichi umani, il grido dei mal-trattati si eleva fino al cielo. 

I sindaci dei porti interessati agli sbarchi - come anche il personale militare e civile addetto - dimostrano più dei ministri preparazione, sensibilità, ed umanità. Il sindaco di Pozzallo, in attesa degli sbarchi, affermava: "Noi abbiamo un sistema di accoglienza ormai collaudato ed efficiente, ma abbiamo bisogno di tempo per metterlo in funzione a pieno regime. Quello che sta accadendo è incredibile, sulle navi ci sono persone che hanno bisogno di assistenza e di luoghi adatti a cure e riposo". 

Non è fuori luogo, anche se poco noto nell'interpretazione, richiamare il giudizio di condanna sia nell’Antico che nel nuovo Testamento sulle città di Sodoma e Gomorra, non tanto per devianze sessuali, ma perché chiuse all’ospitalità di stranieri (Matteo, 10, 14-1;11, 21-24). Ci auguriamo che nei sentimenti e nelle politiche possano prevalere segni di umanità, perchè come è stato sottolineato in alcuni appelli, nelle navi e nei barconi ci sono i nostri corpi di donne, bambini, uomini, feriti e stressati alla ricerca di un approdo umano, che non può essere negato da chi grida di più nell’arena pubblica e mediatica. In forza di una rappresentanza che non può diventare protervia insensata a danno dei più deboli che bussano alle nostre porte.

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