Ignazio di Loyola ancora fa luce
di Domenico Pizzuti
Lampi di illuminazione durante la Messa dedicata a Sant'Ignazio di
Loyola, nella chiesa del Gesù di Roma.
1. Guardando all’artistica “macchina
teatrale” dell’altare di S. Ignazio il
mio animo è andato al motto programmatico della vita e della Compagnia di Gesù
da lui fondata: AMDG (Per la maggior
gloria di Dio), che supera orizzonti spaziali e temporali, confini e
limiti, strutture organizzative e
modelli culturali e religiosi. DEUS
SEMPER MAIOR era il titolo di un saggio di un teologo tedesco del secolo
scorso, che quindi non può essere ristretto in formule, modelli, strutture e va
sempre Oltre, non è prigioniero del locale ma non si disperde in una
globalizzazione senza spirito e senso. Non è ristretto da religioni,
spiritualità, culture, ma abbraccia tutto ed incontro nel cuore ogni donna e uomo nel cammino di vita.
Questa considerazione
è suggerita dalla percezione che per
esempio la Compagnia di Gesù in Italia, come in altri luoghi, può essere stata
ristretta e condizionata dal modo di essere e vivere della Chiesa Italiana nel
tempo, dalla cultura e religiosità popolare ma non solo, da un certo marchio
italiano sulla religiosità cattolica che non esaurisce la potenza e lo spirito
del divino. Può quindi rigenerarsi in
questa apertura al DIO SEMPRE PIU’ GRANDE delle realizzazioni e programmi
contingenti, che apre all’OLTRE del
divino e si manifesta nelle moltitudini umane su questa terra alla ricerca di
vita e senso.
2. Nella meditazione la grandezza di Ignazio mi è parsa l’essere stato un uomo
obbediente allo Spirito nelle varie
tappe della sua vita, della fondazione della Compagnia di Gesù, del servizio
alla Chiesa cattolica sotto il Romano Pontefice. Nella contemporaneità una
spirituale affinità e continuità si trova in un altro Uomo dello Spirito, il
prossimo beato Pedro Arrupe, generale della Compagnia di Gesù, le cui spoglie
mortali sono venerate nella chiesa del Gesù in una cappella sulla destra,
che ha aperto la Compagnia al
servizio della fede e della giustizia di Dio e ad opere innovative e significative, come il Servizio mondiale ai rifugiati che continua anche in Italia. Ed in
tanti servizi, sociali, culturali e religiosi a Lui ispirati e rinnovati nella
risposta generosa ed illuminata alle sfide sociali del nostro tempo, che sono le
stesse, come è richiamato in un recente documento, di quelle nei luoghi ed ambienti
in cui viviamo.
3. Ultima
pennellata, leggendo ho scoperto che nell’altare di S.Ignazio sono ricordate
alcune guarigioni da malattie, liberazioni di prigionieri, cura degli infermi e altro avvenuto per sua intercessione, che arricchiscono la figura del santo non
riducibile all’aspetto del Maestro spirituale, che si manifesta guarigioni da
malattie e liberazione da mali e
condizioni sociali che rendono prigionieri gli uomini.
4. Uno sguardo alla raffigurazione di San Francesco Saverio nel suo zelo missionario per la salvezza delle anime nelle
terre asiatiche, prospiciente l’altare a Lui dedicato nella navata
destra, mi ha suggerito che questa opera non è riducibile ad una rinunzia di
sé, ad una negazione personale, ma ad un AMORE che si dona e dona vita, luce e
speranza.
SPIRITO ed AMORE, in
un arco ideale di vita, sono la stessa realtà.
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