Se il Papa teme che il male prevalga


di Domenico Pizzuti

Papa Francesco con insolito linguaggio, esprimendo la sua percezione e preoccupazione non solo per le divisioni nella chiesa, ha invitato i fedeli ad una speciale preghiera nel mese mariano di ottobre “per la chiesa attaccata dal diavolo”, per chiedere che il male non prevalga, ed implorare protezione da chi mira a dividere.

In questo linguaggio di riferimento all’opera diabolica non c’è traccia della coda sulfurea e maligna di Belzebù con rappresentazioni e narrazioni di secoli bui, perchè non è postulata una rappresentazione personale del “diavolo”, ma piuttosto la sua opera maligna e perversa all’interno della stessa Chiesa. Infatti, secondo recenti affermazioni di papa Francesco, “le divisioni sono l’arma che il diavolo ha più alla mano per distruggere la chiesa da dentro”. Il “diavolo” non è solo il grande divisore, ma è il grande Accusatore che come nel il primo libro di Giobbe “gira il mondo cercando come accusare”. E’ questa opera maligna e perversa di divisione e accusa che semina il male e divide che si configura l’attacco cui fa riferimento papa Francesco. 

Invita, come in altre situazioni di attacco alla Chiesa del passato, a chiedere alla Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la chiesa dal diavolo, forza maligna che mira a dividerci da Dio e tra di noi. In questa richiesta di preghiera non deve sfuggire la gravità di una situazione di contrapposizioni e divisioni che preoccupa e pesa non solo sulle spalle di papa Francesco. Situazioni non sempre a noi vicine, che talvolta nel nostro localismo non abbiamo percezione e partecipazione ai problemi universali della chiesa.
Ai gesuiti, come discendenti di Ignazio, questo linguaggio cui ricorre Francesco per la vergogna di abusi sessuali su minori, e per le pubbliche contrapposizioni ed accuse di svariati personaggi nel mondo, non può non richiamare la grande visione della meditazione delle “Due bandiere” negli Esercizi spirituali ignaziani, perchè a nostro avviso presentano elementi attuali per una riforma evangelica del clero in tutti suoi gradi. 

Nel linguaggio cavalleresco del tempo di Ignazio, sono presentati due campi, due bandiere, due capi (Lucifero il cattivo capo, il capo di tutti i nemici; Cristo nostro Signore, il sommo e vero capitano dei buoni). Se Cristo sceglie tante persone come apostoli e discepoli per spargere il tutto il mondo la sacra dottrina tra persone di ogni stato e condizione, merita attenzione per il richiamo attuale di papa Francesco che a sua volta Lucifero "fa appello a innumerevoli demoni, come li sparge gli uni in questa città, gli altri in un’altra città; e così per tutto il mondo, non tralasciando province, luoghi, stati, né persona alcuna in particolare" (EE.SS, n.141). 

Una visione cosmica della lotta tra il bene ed il male che attraversa la storia, espressa con le immagini richiamate delle due bandiere, due campi, due capi, due schiere di seguaci, tra cui scegliere. Riutilizzo quindi un linguaggio che al di là delle contingenze storico sociali rimanda a lotte capitali tra principi e campi secondo storiche configurazioni. Per il campo ecclesiale è orientativo tuttora il programma che Cristo nostro Signore propone a tutti i suoi servi ed amici che invia in missione, sinteticamente rappresentati in tre gradini: "il primo povertà contro ricchezza; il secondo ignominia o disprezzo contro l’onore mondano; il terzo, umiltà contro la superbia" (EE.SS. n. 146).
E’ il percorso per una riforma evangelica degli apostoli e discepoli di oggi nella istituzione ecclesiastica versus una “mondanizzazione” della chiesa che si è istituita e consolidata in prestigio, onore, ricchezza, potere. 

Al di là degli abusi da combattere, prevenire e nel caso punire, e delle divisioni da superare, non si capisce perché la scelta della Bandiera di Cristo non comporti anche per gli apostoli di oggi l’assunzione convinta di questo programma pur nel fuoco delle attività pastorali. C’è forse bisogno di una evangelizzazione del clero, o come si diceva e pregava una volta, della sua santificazione?

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