A Scampia un'assemblea di Rom e Non
L’assemblea che si è tenuta da Chikù a Scampia il 23
gennaio, ha riunito per la prima volta le comunità rom di Napoli e della sua
area metropolitana, in particolare: Scampia, Gianturco, Giugliano, Casoria,
Acerra, insieme agli attivisti, alle associazioni e a singoli cittadini
italiani, alcuni dei quali da oltre un decennio sostengono percorsi di
advocacy, partecipazione alla vita pubblica, cittadinanza attiva delle comunità
rom presenti sui territori.
La congiuntura degli eventi nazionali e internazionali
richiede con urgenza l’affermazione e la riappropriazione di un discorso
politico e di lotta comune, la presa di parola da parte di tutte e tutti, per
l’affermazione dei diritti civili e di giustizia sociale in un momento storico
in cui la criminalizzazione della povertà, la discriminazione quotidiana,
l’esclusione delle minoranze e delle fasce più vulnerabili delle società sono
diventate il discorso pubblico e istituzionale dominante, rivelando e
legittimando un esplicito e spietato razzismo.
Le comunità rom di Napoli e provincia, ca. 4000 persone che
vivono in Italia da 15, 20, 30 anni, con le specifiche dei vari percorsi e
obiettivi migratori, si trovano oggi più che mai ad affrontare una emergenza
che riguarda soprattutto il futuro delle giovani generazioni e dei minori, che
a partire dalla precarietà abitativa e giuridica, coinvolge la possibilità di
istruirsi, curarsi, crescere e vivere dignitosamente, in un paese che non
riesce né ad accogliere né a garantire il benessere per tutti che vivono e sopravvivono nei diversi
territori, luoghi, spazi, e che nasconde la sua incapacità amministrativa e
governativa scagliandosi contro coloro che di fatto sono più deboli, esposti,
ricattabili.
L’assemblea del 23 gennaio è una narrazione che racconta
un'inversione di rotta rispetto al passato per quanto riguarda i processi di
consapevolezza e di protagonismo delle comunità rom in grado di analizzare i
processi e costruire prospettive future. Al contrario le politiche pubbliche
seguono sempre lo stesso copione ad Acerra, Casoria, Scampia, Gianturco,
Giugliano, come in tante città italiane i piani istituzionali oscillano tra
immobilismo e incapacità degli amministratori da un lato, minacce e persecuzioni con sgomberi forzati o
indotti dall'altro.
In tutti i territori indicati le comunità rom vivono sotto
la minaccia di sgombero, quando e come questo avverrà non è dato sapere .
Ad Acerra, circa 100 persone
di cui oltre il 50% minori , arrivate in questo territorio circa 20 anni
fa in fuga dal primo Pojarraimos di Scampia,
hanno ricevuto per il giorno 26 febbraio ,un ultimatum da parte del Sindaco che
si dichiara in linea con il governo, per abbattere i manufatti in cui vivono e
ripristinare i luoghi, senza che si prospetti alun confronto o percorso
alternativo all'allontanamento forzato.
A Casoria, comune da
circa un mese commissariato, la comunità rom presente da circa 30 anni e
composta da un centinaio di presenze
anche qui con oltre il 50% di minori che frequentano le scuole superiori del territorio, si è vista
notificare dopo Natale la stessa ordinanza di Acerra.
La storica comunità di Cupa Perillo a Scampia dopo la
notifica di un' ordinanza sgombero attualmente prorogato, è stata decimata da un doloroso incendio e “sgombero indotto” che ha
determinato lo sradicamento di tanti dei suoi giovani da percorsi educativi,
professionali e umani.
Le comunità romene di Gianturco che hanno vissuto almeno tre
sgomberi forzati negli ultimi 2 anni passando da una popolazione di 1500
persone a circa 300 hanno ricevuto un'ordinanza di sgombero .
Il drammatico “caso Giugliano”, da anni una vergogna
umanitaria, forse la peggiore che si consuma sotto gli occhi consapevoli delle
istituzioni nazionali italiane ed europee, vede le diverse comunità rom
allocate per mano pubblica in discariche contaminate, per poi essere sgomberate
e costrette a rifugiarsi in luoghi di
fortuna malsani e pericolosi.
La storia è sempre la stessa, l'talia continua ad essere
condannata per le politiche abitative dei campi e per l'attuazione di sgomberi
forzati in assenza di alternative, senza
che questo comporti alcun cambimento nelle politiche nazionali e locali. D'altro canto dobbiamo segnalare l'assenza di
una politica di intervento programmatico da parte degli organismi europei che
lavorano sul tema, in grado di indurre le amministrazioni locali ad una
revisione delle politiche e acquisire
una maggiiore capacità di utilizzo concreto di fondi e strumenti esistenti a
livello sovranazionale.
L’assemblea metropolitana
ROM e NON si pone come obiettivo quello di LOTTARE INSIEME:
- per la civiltà contro la barbarie che avanza e che condanna le persone a una regressione;
- contro gli sgomberi forzati, l’assenza di prospettive per le nuove generazioni;
- denunciare la debolezza, la cecità o l’esplicito razzismo istituzionale;
- per attivare le valorizzare le risorse interne e rafforzare le alleanze esterne;
- per costruire insieme nuove prospettive per il diritto all’abitare attivando percorsi di progettazione partecipata e condivisa ispirandosi alle migliori esperienze di housing sociale;
- per considerare la questione rom, una questione di giustizia sociale che appartiene a tutti coloro che si impegnano nel campo dei diritti contro ogni tipo di discriminazione.
L’assemblea apre una raccolta firme e una campagna di sensibilizzazione per porre
all’attenzione delle autorità e della
società civile il dramma delle comunità
rom e in queste la mancata tutela dei tantissimi minori presenti .
Per le prossime settimane lancia un presidio sotto la Prefettura di Napoli chiedendo l'adesione del Sindaco metropolitano per chiedere la
sospensione immediata di tutti gli sgomberi e l'instaurazione di un tavolo
programmatico e operativo che affronti in primis la questione housing per
quanto le comunità rom presenti nell'ambito della città metropolitana di Napoli.
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