Roma, la grande bellezza e la brutta politica


Uscendo dalla Stazione Termini di Roma in una giornata di sole mi si è allargato il cuore. Le bellezze dei monumenti di passate epoche storiche e civiltà, a perpetua memoria resistono al tempo ed incantano i turisti ma anche gli abitanti che amano la città. Probabilmente ero saturo di vedere nei TG la quotidiana presenza dei due vice-premier che aprono bocca sui problemi politici in discussione, con incalzanti giornalisti che si assiepano loro intorno. 

E’ una sorta di street politics, litica di strada o stradaiola per dirla alla romana, pantomima per elettori in attesa del “verbo” dai due capipopolo del momento. L’uno con la maschia faccia ornata da nera barba, giubbino della polizia o dei vigili del fuoco (un sindacato lo ha denunciato per Abuso di divisa) e l’andare affaccendato - Ma quando frequenta le stanze del suo Ministero dell’Interno? L’altro con volto giovanile improntato ad un permanente sorriso anche quando non c’è da sorridere, vestito da impiegato ministeriale arrivato sull’onda di milioni di elettori a Palazzo Chigi per governare il paese e adempiere le promesse fatte agli elettori.

In complesso non mi pare che finora si tratti di una “bella” politica per il governo del paese, non tanto per lo stile populistico scontato nel tentativo di dare risposte agli elettori di riferimento, ma sul piano degli orientamenti di governo. Primariamente per la confusione soggiacente ed evidente tra popolo e nazione - rilevata per esempio dal ministro dell’economia Tria per la manovra economica, che certo vale per l’intera nazione e non per l’indistinto elettorato che li ha portati al governo. 

Non è una politica di grandi visioni: si è centrata propagandisticamente sulla chiusura di porti e confini ai migranti, con la giustificazione recente - cara forse a frequentatori di circoli e bar padani - che “abbiamo già dato”, quando il fenomeno globale dei movimenti di popoli va regolato ma non esorcizzato come un male da respingere. La ripetuta conclamata chiusura di porti per non volere accogliere anche delle minoranze come i 49 migranti da 15 giorni in mare, si fonda sull’unica affermazione verbale di Salvini, una sorta di diktat del Ministro dell’Interno, quando è noto che non esiste uno specifico provvedimento formale a riguardo. Provvedimento che sarebbe di pertinenza del Ministro delle Infrastrutture, che non si esprime su questo problema per evidenti equilibri di governo. 

Non è una “bella politica” e non solo eticamente: nel silenzio del popolo bue ma anche talora di intellettuali, si fonda su affermazioni verbali propagandistiche, per dirla tutta su bugie o su mendacio. A suo tempo da studenti ci hanno insegnato che in greco il bello (kalòs) significa anche buono. Allora manifestazioni e politiche di governo non buone significa anche non belle. Il decreto di governo sulla sicurezza, approvato dal Parlamento, è stato anche definito una “schifezza ed offesa agli italiani”, una bruttura da respingere ed emendare. Che la bellezza di Roma nella sua storia ed insegnamenti restituisca bellezza ed umanità a brutture, semplificazioni, manipolazioni. Ed i cittadini riprendano a pensare, a non delegare all'uomo forte del momento, a far politica con discernimento a partire dai luoghi di vita, per non essere complici delle brutture dei provvedimenti disumani.

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