La Lega di estrema destra


di Domenico Pizzuti

Il recente volume dei due studiosi di Scienza politica Gianluca Passarelli e Dario Tuorto, La Lega di Salvini. Estrema destra di Governo (Il Mulino 2018), non riguarda il leader politico della Lega che con la sua Segreteria ha accelerato la radicalizzazione del posizionamento ideologico ed organizzativo, ma le trasformazioni a cui ha dato luogo nel partito e nell’elettorato leghista. Lo studio si avvale fondamentalmente di evidenze empiriche e di dati statistici (risultati elettorali nelle loro varie dimensioni, sondaggi di opinioni recenti o meno) a sostegno delle analisi, lungo un tessuto di cinque densi capitoli riguardanti le caratteristiche e le evoluzioni ideologiche ed organizzative della Lega.

Secondo gli Autori "se si volesse individuare un solo tratto caratteristico della Lega contemporanea l’attenzione ricadrebbe molto probabilmente sulla sua collocazione politico-ideologica". Il riferimento è ai tratti di formazione di estrema destra che il partito ha assunto da alcuni anni: razzisti, xenofobi, politicamente e socialmente violenti. L’essere di destra viene declinato nei modi e nelle forme proprie di una precisa area politica e di un mondo culturale non solo nazionale, aspetti che configurano una comunità identitaria, una chiusura verso l’esterno, un localismo e così via. Questa nuova collocazione è per molti aspetti problematica sul piano politico, perché porta ad incrociare una questione delicata per la democrazia: che cosa significhi e quali conseguenze comporti un progetto di governo del Paese proposto da formazioni che acquistano consensi grazie al loro posizionamento ideologico estremo, e che sostengono in ambiti chiave della vita pubblica "proposte intrise di sciovinismo, autoritarismo, darwinismo sociale". 

La dimensione che più aiuta a cogliere questa trasformazione è la crescente importanza della questione migranti che per lungo tempo ha costituito Leitmotiv della cultura leghista, contribuendo ad accendere e monopolizzare il
clima di crescente preoccupazione dell’opinione pubblica nei confronti delle presenze straniere, e ad orientarne le rappresentazioni prevalenti tra l’elettorato. In un scenario di rilancio continuo della paura, l’elettorato della Lega è diventato progressivamente più ostile nei confronti degli stranieri non solo dell’elettorato italiano nel suo complesso.

In riferimento alla strategia della Lega salviniana, merita particolare attenzione, nella distrazione della società italiana, il nuovo linguaggio politico leghista. "L’asse portante del programma politico ed elettorale della campagna per il 2018 è stato il 'buonsenso'. La nuova Lega guidata da Salvini ha preteso di promuovere la rivoluzione del buonsenso, un ossimoro mascherato con le sembianze del partito pragmatico. Il buonsenso non è una categoria politica. E’ una banalità che diventa ideologia nel vuoto pneumatico di ideali, e di proposte e di contrappesi in grado di contrastare tali falsità. (...) Le proposte della Lega di
Salvini erano solo apparentemente normali, ma nella loro banalità, e nel perseguire 'luoghi comuni' contenevano altro, soprattutto in chiave anti-immigrazione, ovvero anti-diverso". 
Negli anni della segreteria di Salvini gli atteggiamenti degli elettori leghisti verso gli immigrati si sono intensificati e parallelamente è cresciuta l’importanza attribuita a valori come "patria" e "unità nazionale". Di questo ricorso al buonsenso, un esempio di questi giorni è l’incipit del discorso del Ministro dell’Interno in Parlamento per la difesa della sua azione nel caso della nave “Diciotti”: "Ringrazio il buon Dio ed il popolo italiano…" di cui non c’era bisogno. Cioè il buon Dio a difesa della sua azione di Ministro dell’Interno impugnata dalla Magistratura e dalle opposizioni. 

Sui rapporti del partito della Lega con il suo elettorato evidenziano gli Autori: Un Partito di estrema destra per un elettorato di estrema destra”, nel senso di omogeneità politica. “L’immagine che emerge dal voto del 2018 è quello di un partito che ha puntato su alcuni temi forti, ampiamente dibattuti nell’elettorato e rispetto ai quali ha radicalizzato le posizioni cercando di porsi come l’attore più qualificato per affrontare ed elaborare proposte. Ci riferiamo in particolare alla questione immigrazione e all’antieuropeismo”. 
In questa breve presentazione del volume in esame, oltre i temi economici e politici sono rilevanti i rapporti della Lega e del suo elettorato con la sfera culturale e dei valori, che assumono un ruolo altrettanto importante nella definizione delle strategie elettorali e nel rafforzamento del legame con i cittadini, e che delineano un elettorato culturalmente omogeneo. 

Ci si può riferire a tre ordini di questioni utili ad inquadrare le posizioni della Lega e dell’elettorato in questo ambito. La prima riguarda gli orientamenti manifestati in merito alla tutela o all’estensione dei diritti di soggetti/gruppi minoritari all’interno della società - detti anche nel dibattito pubblico “diritti civili” - e rimanda alla dicotomia "tolleranza/intolleranza". Sono i temi riguardanti la regolazione o l’impedimento dell’aborto; il riconoscimento o meno delle coppie/famiglie omosessuali; le leggi che regolano il “fine vita”; ma anche a questioni che attengono alla dimensione dell’autoritarismo, e a soluzioni di potere che legittimano un uomo forte al comando. Tra le anime più o meno moderne della destra europea, la Lega sembra orientata ad assecondare le posizioni di assolutismo e conservatorismo.

Il secondo ordine di questioni si riferisce al tema dell’immigrazione, centrale nell’orientare le scelte di voto degli elettori, nelle sue diverse implicazioni di carattere economico (gli immigrati tolgono il lavoro, sono un danno per l’economia), o culturale (gli immigrati minacciano l’identità nazionale, europea). Da tempo la Lega ha attribuito all’immigrazione un ruolo centrale nella sua propaganda politica, e con le campagne anti-immigrati è riuscita a generalizzare il successo elettorale agganciando l’immigrazione al tema della sicurezza, all’ ossessione securitaria come paura di flussi migratori incontrollabili e pericolo di criminalità dilagante, trascurando i gruppi della criminalità organizzata nostrana che dalle regioni meridionali hanno inquinato economia ed amministrazioni di regioni settentrionali.

Il terzo ordine di questioni riguarda il rapporto con la religione, che nella storia della Lega ha attraversato fasi altalenanti, prima come rito pagano fondativo della nascente nazione pagana, successivamente con una rivalutazione attraverso l’adesione al cattolicesimo più tradizionale con accenti di odio anti-musulmani. La ripresa dell’argomento religioso è stato uno strumento chiave nella strategia di penetrazione all’interno di un elettorato tradizionalista e schierato a destra. In complesso l’elettorato leghista resta poco connotato rispetto alla religione, a differenza di altre dimensioni analizzate gli elettori leghisti non si distinguono in modo netto dal resto della popolazione e risultano meno religiosi di quanti hanno votato altri partiti della coalizione di centro-destra.

L’insieme delle questioni che investono le dimensioni analizzate, "si iscrivono tra le grandi tematiche della contemporaneità e le posizioni (a favore o contro) che maturano tra gli elettori in questo campo dipendono anche dall’attenzione dedicata dai mass media a raccontarle, alcune volte perfino a strutturarle e orientarle". Viene da dire: altro che rivoluzione del buonsenso con affermazioni che sembrano banalità ma coprono altri messaggi; forse illuministicamente occorre una accorta rivoluzione culturale che con un’etica universalistica e della prossimità contribuisca all’umanizzazione di rappresentazioni e pratiche consolidate, cioè di modelli di pensiero e di comportamenti consolidati da una subcultura leghista diffusa.

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