Napoli tra passato e presente

di Domenico Pizzuti


Merita attenzione per le sue produzioni il progetto editoriale Sociologia delle città italiane, una serie di volumi in piccolo formato che combinano facilità di lettura e rigore analitico, con il fine di presentare al grande pubblico uno sguardo sociologico sul cambiamento in atto nelle città italiane grandi e medie. La collana si compone di volumi a più voci, di taglio divulgativo ma scientificamente solido, offrendo una lettura della società nel suo complesso.

Il volume sulla città di Napoli, di recente pubblicazione, è stato curato da due docenti di Sociologia dell’Università Federico II, Enrica Amaturo e Anna Maria Zaccaria, e ha titolo Persone, spazi e pratiche di innovazione, (Rubbettino 2019). Lo abbiamo letto con gusto. 

L’immagine di Napoli ha sempre ondeggiato tra due opposte rappresentazioni, come ha osservato la storica Gabriella Gribaudi: "quella di una città dualistica divisa da profonde spaccature sociali (...) e quella di una città “porosa” secondo la definizione di Benjamin (...), la Napoli aperta a trasformazioni continue, in cui tutti si mescolano con tutti, gli strati sociali vivono in stretto contatto, mettendo in comune valori e codici culturali". Tali definizioni della città non risultano adeguate a rappresentare la complessità e contraddittorietà del tessuto cittadino. Qui invece la chiave di lettura su Napoli è stata quella del "contrasto" e della "contraddizione": a Napoli il Centro storico convive con i grattacieli del Centro direzionale, così come il sacro ed il profano, il legale e l’illegale, il morto ed il vivo dividono gli stessi spazi. Nei diversi capitoli la chiave di lettura si arricchisce e specifica in rapporto alle dinamiche ed alle pratiche e  rappresentazione degli attori nei diversi spazi urbani.

Concentrando l’attenzione sull’ultimo trentennio, i contrasti vengono colti principalmente attraverso gli attori che popolano spazi diversi, a partire dall’Introduzione di Enrica Amaturo in cui si declina “Napoli città dei contrasti”. L’Autrice non si esime dal delineare preliminarmente un breve quadro del contesto socio-economico, a partire dalla situazione demografica, per evitare narrazioni prevalenti della città per la dimensione culturale. Seguono i capitoli il “Centro Antico. Il risveglio dei Decumani” di Anna Maria Zaccaria, e “Periferia. I volti di Scampia”, di Enrica Morlicchio. Si parla dell’evoluzione tra famiglie camorriste e territorio nel saggio di Luciano Brancaccio; delle forme tradizionali e innovative dove il rilancio della città punta sul turismo (Fabio Corvisiero); delle forme in cui il nuovo turismo “esperenziale” incide sulle narrazioni e stereotipi di Napoli (Marcello Anselmo); e della diffusa produzione artistica e culturale che caratterizza sempre più Napoli "città glocale" (Lello Savonardo).

Un corposo e documentato saggio sociologico è dedicato da Anna Maria Zaccaria al Centro Antico, ai Decumani, vero cuore di Napoli. "L’area dei Decumani è emblematica delle dinamiche complesse spesso contrastanti che attraversano spazi della città che si trasformano senza mai cambiare, dentro una storia in cui passato e presente si confondono, persistenze ed innovazioni si combinano in strani equilibri, rigenerazione e degrado convivono, in cui elementi simbolici ed identitari affondano le radici". Attraverso la storia urbana recente, in cui crisi e riprese caratterizzano la vita dei Decumani degli ultimi tre decenni, l’Autrice giunge ad individuare per gli ultimi anni “pratiche di innovazione” che riguardano la rigenerazione del territorio. "Questo micro-universo resiliente è ancorato a singoli individui o gruppi di cittadini capaci di agire un notevole capitale sociale organizzativo". Fenomeni simili si riscontrano nelle trasformazioni in atto nei Quartieri Spagnoli in cui folklore ed impresa diffusa a carattere spontaneo si rilevano per esempio nel cosiddetto turismo dell’esperienza in bassi trasformati per far vivere ai turisti il folklore della vita dei quartieri. 

Dal Centro Antico all’area Nord di Napoli, il quartiere Scampia è oggetto di un denso capitolo di Enrica Morlicchio in cui cerca di mostrare come la realtà sociale di Scampia sia lontana dalla rappresentazione corrente sia di un quartiere interamente sotto il controllo di un nuovo spietato “sistema” camorristico, sia di un quartiere del riscatto morale, ricco di vitalità, umanità, cultura. "Il problema è che in entrambi i casi si tratta di rappresentazioni, centrate più sulla visibilità sociale di alcuni fenomeni, di alcune componenti che sulla loro effettiva consistenza. In tal modo viene oscurata la vasta area grigia al cui interno ricadono soggetti e situazioni meno facilmente classificabili in termini di bene e di male". Scampia è certamente un’area di grandi potenzialità, non solo per la presenza di ampi spazi di aree verdi, infrastrutture sportive e diffuse attività culturali. 

Secondo queste analisi, non si può non condividere l’avvertenza dell’Autrice: "E’ sociologicamente e politicamente fuorviante non prendere in considerazione i processi di de-professionalizzazione, di sotto-salario, di pressocché totale esclusione delle donne a basso titolo di studio dal mercato del lavoro". Si tratta di terreni di analisi assai scomodi perchè in essi più facilmente possono emergere interpretazioni tendenti ad attribuire alle vittime la colpa delle loro condizioni.

Piace riportare un'interpretazione non di oggi del filosofo Cacciari citato nell’Introduzione a proposito della città “porosa”: "La città porosa è una città nella quale nulla avanza secondo linee rette". A proposito della modernità delle città mediterranee opina che "la forma di queste città non si sviluppa mai per progetti, per programmi, per a priori. E non consiste solo nel carattere architettonico-urbanistico, la città mediterranea ha i caratteri dell’apertura anche su altri piani".

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