Un linguaggio violento e infodato

di Domenico Pizzuti sj


Il linguaggio aggressivo e violento di Matteo Salvini nei confronti di Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch 3, per aver violato il blocco navale di Lampedusa e portato in salvo 40 naufraghi, non può essere passato sotto silenzio come sfoghi fuori riga del personaggio, perché configura una distorsione della comunicazione: dimensione costitutiva della vita sociale, della stessa società. 

Cominciamo dall’attribuzione gratuita e senza prove di “criminale” a Carola, subito dopo la violazione del blocco del porto chiuso di Lampedusa, accusa infamante non supportata da prove giudiziarie, che successivamente una Magistratura indipendente ha smentito. Le convenzioni internazionali richiedono che ogni paese affacciato sul mare abbia almeno un “porto sicuro”. Nell'accusa di “criminale” si può cogliere un patente fuori-ruolo nel campo proprio della Magistratura da parte del Ministro dell’interno. Si configura, senza modificazioni costituzionali, una sovrapposizione di ruoli nell’agire politico del Ministro dell’interno che non è ammissibile. Da tempo pare che Salvini ritenga "criminali" i diversi: rom, migranti, extra-comunitari, minoranze deboli già invise a regimi fascisti e populisti del passato e del presente, cosa che nel Paese può dare origine a campagne di odio e violenza. 

In secondo luogo, le accuse a Carola di appartenere a una famiglia ricca, di essere una viziata, e straniera perchè tedesca, quindi espressione di un’élite, non solo una “sbruffoncella”, capace di guidare con determinazione per 17 giorni una nave per portare in salvo i naufraghi raccolti nel Mar Mediterraneo. Forse in queste accuse senza senso si cela pure un filo d'odio contro le donne, specialmente se competenti e capaci di azioni non ordinarie. 

In queste violente e ripetute aggressioni verbali si riscontra qualcosa di più di sfoghi aggressivi; si raffigura un tentativo di “umiliazione” dell’avversario. Secondo studiosi dei regimi populistici, il leader tende a beneficiare i fedeli e seguaci e ad “umiliare” (sic) avversari e contrari. Non così lontano dall'agire di un ministro del governo Orban in Ungheria.

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