La sfida dell'uomo forte al comando



di Domenico Pizzuti sj

La crisi politica che ha determinato dopo 14 mesi la fine dell’esperimento di governo giallo-verde sulla base di un contratto per il "cambiamento" arriva da una decisione unilaterale del vice-premier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini. E a nostro avviso ha rivelato il progetto politico di potere di Salvini stesso, oltre alla persistenza di un modello populistico di governo "sovranista".

In primo luogo ha fatto discutere la richiesta di “pieni poteri”, per il richiamo a richieste dei regimi nazi-fascisti, che oscura il futuro democratico del paese. Il progetto politico personale di Salvini intende conseguire il massimo dei consensi attraverso una campagna elettorale permanente e quindi il massimo dei poteri per governare da solo. Un prodromo di questo progetto sono stati la sovrapposizione non costituzionale di ruoli (Ministro dell’Interno, capo politico della Lega e propagandista solitario) e gli interventi esorbitanti in tutti i campi di attività di un governo che nasceva invece basato sulla divisione di competenze tra i due vice-premier, sotto l’egida del Presidente del Consiglio Conte. 

Occorre vigilare sugli esiti dell’eventuale voto anticipato richiesto da Salvini: se questo richiamo conduca a forme autoritarie, assolutistiche di governo, e ad una “democrazia illiberale” con compressione di diritti civili e sociali, come in governo populisti dell’Est europeo analizzati da numerosi studi di scienze politiche.

Della recente stagione politica ci ha impressionato la costruzione in meno di un anno di una rete securitaria intorno al Paese, a partire dalla chiusura di porti e frontiere per profughi e migranti, proseguendo con i due Decreti Sicurezza approvati dal Parlamento, che sono il vero lascito di Salvini, insieme ad elementi sovranisti retorico-culturali come il “Prima gli italiani”, che non è solo una preferenza di scelte politiche e sociali ma una forma di individualismo, alla lunga infecondo per la rigenerazione di un paese che invecchia.

In secondo luogo è da sottolineare il consenso populistico di Salvini che ammonta almeno ad un terzo degli elettori italiani (circa 36% secondo i sondaggi di opinione), il vero “popolo di Salvini” che compare nel tour per le spiaggie e non si riduce solo ad un selfie con il Nostro "evangelizzatore"… Questa deriva di destra, a nostro avviso, non è una sorpresa: nelle indagini sociologiche sugli orientamento politici degli italiani degli ultimi decenni non mancava la domanda se preferissero “un uomo forte al comando del paese”. e riscuoteva sempre un certo consenso. Si può pensare che qualcosa erompe dal sottosuolo antropologico, come dimostrano i risultati delle elezioni del 4 marzo 2018, e si può individuare l’esplosione populista in vari paesi europei, come approfondisce lo studioso di Scienze Politiche Ives Mény. 

Come ha sottolineato spesso nei suoi studi sul Populismo la politologa Nadia Urbinati, quella di un uomo forte, solo al comando, è una sfida alla Democrazia in Italia da non sottovalutare.

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