Tre simboli religiosi per Salvini


di Domenico Pizzuti sj


Nel finale del discorso pronunciato il 20 agosto al Senato - fatto non notato dalla grande stampa perché connota l’orientamento del leader della Lega - in perfetto stile populista Matteo Salvini evoca tre citazioni religiose: "Gli italiani non votano in base a un rosario, ma con la testa e con il cuore. La protezione del cuore immacolato di Maria per l'Italia la chiedo finché campo, non me ne vergogno, anzi sono ultimo e umile testimone". Invoca nel contempo la protezione della forte e mediatica figura di San Giovanni Paolo II, venerato da gruppi di fedeli.

Questi riferimenti nell’ambito della parlamentarizzazione della crisi politica hanno fatto discutere eminentemente sull’uso improprio di simboli nell’Aula del Senato della Repubblica italiana. A nostro avviso essi sono significativi e rimandano ad un humus religioso non solo di strati di popolazione che fanno riferimento alla Lega di Salvini, e caratterizzano più un’identità culturale che specificamente religiosa. Questi rimandi in un momento centrale della vita politica del paese non sono da considerare un elemento di colore del personaggio, ma qualcosa che si è consolidato nei comportamenti di cittadini, assunto da un’azione e da una propaganda politica.
Il tema riguarda il rapporto tra movimenti populisti di destra e religione, non solo nel nostro paese, su cui non mancano studi e ricerche: vedi Debora Spini, Dio del popolo e popolo di Dio. Appunti sul rapporto tra populismo e religione, in “Populismo di lotta e di governo” (Feltrinelli 2018).

Questi richiami non si possono ridurre a pura strumentalizzazione di simboli religiosi da stigmatizzare, ma forse significano qualcosaltro. Secondo Debora Spini, “la categoria di populismo religioso aiuta quindi a identificare gli schemi teologici che meglio si adattano a dinamiche di politicizzazione della religione, una riflessione questa che si colloca nel più ampio sfondo delle trasformazioni subite dagli spazi politici in questo tempo di crisi della modernità”.

E’ avvenuta la selezione ed appropriazione personale e collettiva di questi simboli, che si sono consolidati come tessuto culturale e sociale, sganciati dalla vita delle chiese locali, in quanto offrono protezione ai cittadini-fedeli nelle traversie della vita, e sono parte di una tradizione culturale e di una vita delle comunità locali che viene da lontano.

Il rosario mariano si configura quasi come un amuleto da esibire, ma anche una devozione familiare e comunitaria vissuta nel culto della Beata Vergine Maria, più propriamente “Madre di Dio”, insieme alla venerazione della forte personalità religiosa e politica di san Giovanni Paolo II, accostabile alla preferenza diffusa per “un uomo solo e forte al comando”, proprio come risulta la leadership politica ed organizzativa della stessa Lega.

Questi riferimenti religiosi hanno prevalentemente impronta devozionale, non dissimile da una religiosità di chiesa diffusa nei territori regionali, disgiunta implicitamente da impegni sociali e politici, vissuti in altra sede nell’arena politica per esempio con l’organizzazione della Lega di Salvini o simili.
Rimane da verificare quanto questa “subcultura religiosa” sia diffusa tra le popolazioni delle varie regioni d’Italia, e si confronti e/o confligga con le forme della religione di chiesa, e con l’annuncio della Buona Novella.

Vale un ammonimento recente di papa Francesco alla coerenza: “Non si possono coniugare vita cristiana e compromessi, ma essere cristiani nelle situazioni concrete”.

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