Conte di due governi


di Domenico Pizzuti sj


Nell’attuale vicenda politica italiana con i suoi attori principali ed i loro mutamenti, si è passati da un governo giallo-verde con Matteo Salvini e Luigi Di Maio - presidenza del governo di Giuseppe Conte - ad un tentativo di alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle - presidenza del governo dello stesso Giuseppe Conte. Non riesce facile collocare e definire la figura di un outsider della politica italiana che in 14 mesi ha attraversato due alleanze simili assumendone il ruolo apicale.

Non riteniamo inutile in questa congiuntura cercare di definire alcuni tratti di questa figura, alla luce di dati oggettivi trascurati dalla pubblica opinione in questo caldo mese di agosto. Nel dibattito pubblico, specialmente all’inizio della sua rapida carriera politica, Giuseppe Conte secondo osservatori e commentatori è apparso come “indistinto” politicamente, e secondo il direttore dell’Espresso Damilano come un personaggio “incolore, inodore, insapore” anche per la sua scarsa conoscenza in ambito mediatico. 

Utilizzando il linguaggio delle genealogie bibliche dell’Antico Testamento si può affermare che non erano noti gli “antenati” culturali e politici del professore. Ma non è così: è chiara la sua provenienza sociale come docente universitario di materie giuridiche, quindi accademica, e se non andiamo errati la sua partecipazione nel noto studio di un avvocato romano. Uno stile professionale ed accademico che si manifesta nell'eloquio ragionante e chiaro e perfino nel modo di vestire. 

Ne è esempio il ragionato discorso al Senato del 20 agosto scorso, dopo la dimissione informale ed immotivata del vicepremier Salvini, anche se Conte non si è addentrato nell’esame critico delle politiche di governo in questi 14 mesi. In tal modo si è qualificato come l’anti-Salvini, che spianava la strada ad altre avventure politiche. Sul piano formale del discorso pubblico lo storico Luciano Canfora ha  affermato che da tempo nelle aule parlamentari non si ascoltava un discorso con un'impostazione ragionata.
Al di là della sua partecipazione e responsabilità di governo, si deve riconoscere che la sua preparazione e provenienza accademica lo abbia ad esempio avvantaggiato ed accreditato nelle relazioni a livello europeo ed internazionale, fino all'endorsment indebito del Presidente USA Donald Trump.

La difficoltà di molti cittadini di comprendere questi rapidi e pacifici passaggi da un campo all’altro, anche se come riconosciuto attore politico, è stata descritta dal segretario del Pd attraverso le categoria della continuità/discontinuità di programmi e di persone, mentre sia Conte sia Di Maio hanno "buttato alle spalle" il passato affermando con troppa facilità di non aver nulla da rinnegare, nemmeno sulle politiche di sicurezza-immigrazione.

Secondo il senatore Monti, alla luce delle centenarie tradizioni politiche del nostro paese si può far ricorso alla categoria del TRASFORMISMO, per leggere il passaggio per interessi e convenienze da un versante all'altro del Parlamento. Certo è da riconoscere la facilità con cui si cambiano discorsi e programmi da parte dei politici. Si può forse, con una punta di cattiveria e con riserva di approfondimento, far ricorso all'immagine del camaleonte, che cambia pelle secondo le circostanze o convenienze.

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