Luce sui confini dell'esistenza

di Domenico Pizzuti sj


Una sera a cena, discutendo con i miei confratelli, non so perché la conversazione ha virato sul mistero dell’Oltre vita. Ho espresso la mia opinione - perchè di questo si tratta, anche se frutto di una ricerca, forse di una percezione ed intuizione intellettuale - che quello che segue alla vita o è LUCE assoluta o è OSCURITA’ assoluta. Un regno di luce o di oscurità abitato da tutti gli spiriti che vi sono pervenuti con il transito della morte. Gli altri non hanno aggiunto altro. 


La domenica successiva, mentre seguivo la Messa di papa Francesco pro migranti e rifugiati, mi è giunta come illuminazione e consolazione la parte finale della seconda lettera di Paolo a Timoteo: quando evoca la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo da "Dio, il beato ed unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l'immortalità e abita una luce inaccessibile. Nessuno fra gli uomini lo ha mai visto nè può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen". 


Non intendo  proporre un’analisi biblica raffinata, non è mia competenza, ma solo verificare corrispondenze e sintonie, intuizioni e percezioni. L’affermazione paolina è certo una Parola straordinaria, una luce straordinaria, una consolazione straordinaria (misteriosa, luminosa ed inaccessibile). C'è un regno di luce inaccessibile abitato da Dio, che non è un'opinione, ma una parola dell'apostolo che giunge fino a noi, e a mio parere apre una prospettiva di Luce oltre la vita mortale. Una Parola che illumina l’oltre della nostra vita, poco trasmessa ai fedeli forse proprio perché “inaccessibile” nella vita mortale. 

Sarà così? Squarcio di luce sui confini dell’esistenza?

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