Io sarò con le Sardine di Napoli
di Domenico Pizzuti sj
Da
una illuminata insegnante di Pozzuoli è partita in rete la
convocazione delle “sardine” napoletane, sabato 30 novembre a piazza del Gesù ore 19.00, a cui hanno già aderito
migliaia di persone. Ci sarò anch'io davanti all'artistico bugnato della chiesa del
Gesù Nuovo, per sentirmi stretto alle altre “sardine”, spalla a spalla con i
convenuti, non conosciuti ma neanche estranei
per la comune umanità e cittadinanza. Canteremo “Bella ciao” insieme alle piazze di altre città d'Italia.
E’ un RISVEGLIO di cittadini normali, come recita l'inizio del
manifesto diffuso dai quattro giovani promotori del flash mob della piazza bolognese: “Cari populisti, la festa è finita, ci siamo risvegliati”. Ci
risvegliamo a Napoli da una certa sonnolenza, un’ appiattimento
sull’esistente, la rinuncia a sognare e sperare, la sfiducia nelle istituzioni,
un individualismo familistico diffuso in alto ed in basso, un'evidente
frammentazione e sconnessione delle isole urbanistiche e sociali della
città, pur in presenza di tante lodevoli
iniziative solidaristiche specialmente nelle periferie.
La
partecipazione di tanti napoletani a questa convocazione sarà un
segno di speranza che questa città vuole
reagire di fronte ad un
“disagio amministrativo” largamente percepito, alle carenze di adeguati servizi pubblici e all’assenza di
una visione della città nella globalizzazione imperante. Città che “non si lega” ad altri, cioè al Salvini da campagna elettorale permanente alla conquista del potere, che aspira anche alla conquista del
Comune di Napoli. A nostro avviso, fortunatamente qui non c’è un clima sociale e culturale a lui favorevole, possiamo
augurarci che "Non passerà!". Anche perché non si può dare fiducia ad un personaggio che ha rovesciato bugie ed odio sui
cittadini del nostro paese, ha unito verità e menzogna a difesa di
un’ideologia nazionalista e populista.
Alla prossima visita proponiamo di offrirgli in omaggio dal nostro mare uno “scorfano” per il suo fine palato.
Tre
parole possono caratterizzare la preparazione di questo evento: “Scendere in
piazza”, “con-venire”, “fare città” cioè
società - questa sì per definizione
“legata” da legami e reti sociali. “Scendere in piazza” dai quartieri alti, ma
anche da quelli bassi della città, da Posillipo e Vomero ma anche da
Scampia e Miano, da Ponticelli e San Giovanni a Teduccio, dai vicini Quartieri
spagnoli e dalla Sanità che ha rivalutato le catacombe di San Gennaro.
Si
tratta per una sera di lasciare studi, uffici, mura domestiche, chiese per
ritrovarci in una piazza gremita, fianco a fianco con altri napoletani, senza
bandiere o simboli di appartenenze, per affermare: ci siamo, vogliamo partecipare, parlare ed essere ascoltati, vogliamo essere coinvolti nelle decisioni
che ci riguardano. Perciò “con-veniamo”, ci troviamo insieme anche senza
conoscerci, perché siamo una
cittadinanza, soggetti e non oggetti di disposizioni e
regolamenti calati dall’alto, ma tendenzialmente un’agorà che discute e delibera secondo le diverse competenze, dalle
Municipalità al Comune. Infine, vogliamo “fare città” più coesa, connessa per una comune cittadinanza, e sentirci in una casa comune da abitare.
Vogliamo essere e costruire una società di liberi ed eguali, superando pregiudizi,
discriminazioni, ineguaglianze, una società più inclusiva nella cittadinanza,
sostenendo lo ius culturae
in discussione alla Camera, e non rinunciando allo ius
soli, conquiste di civiltà irrinunciabili.
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