Ius Culturae ripartito. Napoli lo sostiene?

di Domenico Pizzuti


Il Ddl 105 a firma Laura Boldrini - in corso di esame nella Commissione Affari costituzionale della Camera - titola chiaramente "Modifiche alla Legge 5 febbraio 1992 n.91 recante nuove norme sulla cittadinanza". E mira a riconoscere la cittadinanza italiana al minore straniero entrato in Italia entro i 12 anni, che abbia frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale. 

Il tema riparte dunque dalla Commissione Affari costituzionali, questa volta con possibilità di approvazione, visto il cambio di maggioranza parlamentare. Il ddl Boldrini prevede sia lo ius soli, cioè l'acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei bambini nati in Italia da genitori stranieri regolarmente residenti, sia lo ius culturae. Una legge richiesta sin dal 2007 dalle associazioni cattoliche, dalle Acli i agli scout, e dalle associazioni impegnate in favore dell'integrazione. La netta opposizione della Lega lo aveva bloccato. Ora la maggioranza è cambiata. 

Anche Matteo Orfini (Pd), ha riproposto il testo nella scorsa legislatura, mentre Renata Polverini (Fi) ha depositato un ddl con il solo ius culturae. "Se per tagliare i parlamentari ci vogliono solo due ore, come dice spesso Di Maio - ricorda Orfini alla maggioranza incalzando da sinistra il proprio partito - per fare lo ius soli ci vogliono solo pochi giorni. Pochi giorni per restituire un diritto negato". Una richiesta sostenuta dal capogruppo Dem al Senato, Marcucci. Anche Riccardo Magi (+Europa) plaude alla ripartenza: «l'attuale legge sulla cittadinanza è anacronistica, non tiene conto di un'Italia che già c'è, fatta di persone che è giusto abbiano diritti e doveri da cittadini».

Gli ottimismi manifestati sono da rivedere in questi giorni per le ritrosie dei 5 Stelle nei confronti di alleanze strutturali con il PD, dopo gli esiti disastrosi delle elezioni regionali in Umbria. A maggior ragione questa discussione deve essere sostenuta da partiti, sindacati, associazioni laiche e cattoliche, intellettuali, insegnanti, con approfondimenti a livello territoriale, per non perdere anche questa occasione. Di fronte ad una politica che secondo il sindaco di Firenze Nardella sta morendo ed è l’unico settore dove la formazione non conta più nulla: "facciamo lo ius culturae, lanciamo proposte forti su ambiente e periferie. Attrezziamoci per vincere in Emilia e Toscana. Parliamo della crisi della famiglia e dei giovani che muoiono nelle discoteche. Di social e sondaggi siamo pieni. Ma nel territorio dove stiamo? Chiedo un ruolo vero per i sindaci" (La Repubblica, 25 ottobre 2019, p.
11). 

Di tutto questo a Napoli che si dice?

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