L'ora delle donne?

di Domenico Pizzuti


E’ L’ORA DELLE DONNE, così titola il paragrafo 100 del documento finale del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica. E' dedicato al ruolo delle donne nella Chiesa e non solo nella regione geografica in questione. Non si tratta certo di un Manifesto femminista, di una sorta di chiamata alle armi, alla mobilitazione delle donne nella chiesa o nella società. Il senso di questo appello è forse meglio espresso nel discorso a braccio di Papa Francesco al termine dei lavori del Sinodo: “Bisogna riflettere su cosa significa il ruolo della donna nella Chiesa. Quando pensiamo al ruolo della donna nella Chiesa, pensiamo solo alla parte funzionale. Ma il suo compito va molto oltre la funzionalità”, ha aggiunto citando come esempio il ruolo della donna “nella trasmissione della fede e della cultura”.

Il linguaggio utilizzato non è nuovo perché riprende un illuminato discorso di san Paolo VI: "Il Magistero della Chiesa dal Concilio Vaticano II ha messo in evidenza il posto di primo piano che le donne occupano al suo interno: “È giunto il momento (o l’ora), è giunto il momento che la vocazione della donna si adempia pienamente, il tempo in cui la donna acquisisce nel mondo un'influenza, un peso, un potere mai raggiunto fino ad ora. Ecco perché, in questo momento in cui l'umanità conosce una mutazione così profonda, le donne piene dello spirito del Vangelo possono aiutare così tanto che l'umanità non declina ”(Paolo VI, 1965; AAS 58, 1966, 13-14). 

Sono trascorsi più di cinquant’anni da questo appello, e la mutazione è continuata e l’invito di Paolo VI in questo caso è rivolto di nuovo non solo alla Chiesa della regione panamazzonica. E’ certo declinato secondo le caratteristiche sociali e culturali della regione amazzonica ed il ruolo ivi svolto dalle donne. A nostro avviso, come su matrimonio e sacerdozio la novità di grande portata si può individuare nello lo spostamento dalla centralità del prete alla centralità dell’eucarestia, della comunità celebrante l’eucaristia, e quindi alla comunità cristiana o Popolo di Dio; così in questo caso con buone ragioni possiamo evidenziare lo spostamento da una chiesa tutta maschile ad una chiesa in cui viene riconosciuta e valorizzata la presenza delle donne. Siamo tutti battezzate e battezzati nel popolo di Dio, o no?

Ampie testimonianze anche nel corso del Sinodo dei vescovi sono state date sul contributo volontario di donne - consacrate o laiche - nella cura pastorale di comunità che i preti non possono raggiungere.
Le proposte contenute nel documento finale sono piuttosto modeste: conferire anche gli ordini minori (Lettorato ed accolitato) alle donne che per lo meno nelle comunità dei nostri paesi occidentali sono da tempo realizzati, anche se si deve osservare che questi ordini minori sono generalmente propedeutici alla consacrazione sacerdotale. Resta ancora più in evidenza la discussione sul conferimento o meno del diaconato alle donne, richiesto dalle stesse comunità cristiane amazzoniche, e che lo stesso Sinodo ha affrontato e rimandato al Papa e alla Commissione di studio istituita ma da rinnovare. Proprio come usavano fare i nostri antenati democristiani in politica.

Al di là di tutte le discussioni magisteriali o pastorali in proposito, e dell’impegno delle donne consacrate o laiche nella regione amazzonica, a nostro avviso esiste un largo campo relazionale da parte delle spose e delle famiglie dei diaconi permanenti (e futuri preti sposati), tutto da sviluppare per condividere ed accompagnare l’impegno pastorale dei loro compagni di vita.

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