Napoli, soloni e sardine

di Domenico Pizzuti sj


Il movimento delle “Sardine” che riempiono le piazze di persone reali, movimento giovanile, spontaneo, apartitico ma non apolitico, pacifico e pacifista, ha incontrato critiche da parte dei soliti vecchi soloni della politica, che non colgono le novità, mentre Renzo Piano riconosce che "è un bene, è un bene che oggi il mare sia pieno di sardine”. I nostri soloni per esempio non trovano nel Manifesto stilato dai quattro promotori obiettivi politici di sorta. “Il nostro è un ruolo di anticorpi. Siamo più un anticorpo che un movimento politico”. Così Mattia Santori, portavoce del movimento delle Sardine in collegamento con Mezz’ora in più su Rai3, spiegando che questo è accaduto come reazione legata al territorio bolognese, dove sono andati in piazza per la prima volta.

Alcune caratterizzazioni del nuovo movimento per una più adeguata conoscenza e partecipazione consapevole. Una prima evidente caratterizzazione di questo movimento è che si tratta di una “mobilitazione di massa” di persone reali che rispondono ad un’ appello a ritrovarsi in piazza stretti spalla a spalla per una dimostrazione di presenza ed esistenza di cittadini che vogliono partecipare, forse come “forgotten men” (persone dimenticate) dalle politiche di sviluppo, secondo le espressioni usate da studiosi per strati marginali di elettori di Trump e di altri leader populisti in paesi anche europei. Certo si ha proprio questa impressione da parte di un’amministrazione cittadina imbrigliata in dinamiche interne di potere, e dimentica dei bisogni dei cittadini.

In secondo luogo, per coloro che non ritrovano obiettivi politici definiti nel “Manifesto” dei nostri quattro giovani promotori. osservando le piazze piene di persone reali, silenti, strette insieme, forse si può applicare il famoso effato della teoria della comunicazione di McLuhan: "Il mezzo è il messaggio". Una cittadinanza che esibisce e reclama la propria esistenza e che non vuole essere dimenticata dai decisori politici ed amministrativi, e vuole partecipare alle decisioni per la vita e l’avvenire della popolosa città di Napoli. 

In terzo luogo, "Abbiamo voluto organizzare questo raduno in un luogo simbolo - spiegano gli organizzatori bolognesi - una piazza che negli ultimi tempi è stata usata come palco per diffondere messaggi che non sono degni di una società civile. È tempo di reagire a questo modo di fare politica, una retorica vuota. “Lì ci siamo sentiti invasi da un discorso politico basato su aggressività, sceneggiate e falsità”, e stiamo lavorando per “riempire le piazze di persone reali, di un territorio vero che esprime un’alternativa rispetto al pensiero unico dominante del populismo”. Il centro del movimento e del messaggio del movimento, e della sua politicità, è questa reazione al pensiero unico del populismo salviniano che quotidianamente ci bombarda con i suoi messaggi aggressivi dai media nel silenzio del popolo a lui devoto. E più in generale reazione ad un pensiero della destra montante nel nostro paese che appare sdoganato ed ammissibile. Il movimento vuole quindi sostenere e promuovere valori alternativi alla destra da parte di cittadini consapevoli dei pericoli di questo pensiero e delle parti politiche che ne fanno bandiera. 

Possiamo pensare che a Napoli Matteo Salvini non sia incombente come in altri territori, ma come ha osservato Goffredo Bettini, membro ed eminenza grigia del PD: "La Lega parla un linguaggio più suadente. Ma il suo cuore è gonfio di rabbia, e batte per un’Italia xenofoba, ultraliberista e regressiva."

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