Sposati

di Domenico Pizzuti


Non volendo incappare nell’avvertenza di papa Francesco al termine del Sinodo amazzonico - cioè di non fermarsi su singoli punti del documento conclusivo ma di aver presente il progetto globale - ritengo utile premettere alcuni aspetti più generali sull’argomento della “Ministerialità” secondo il documento finale. Analizzare poi alcune conseguenze della proposta “di stabilire criteri e disposizioni da parte dell'autorità competente, per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica”. 
Si precisa che “a questo proposito, alcuni si sono espressi a favore di un approccio universale all'argomento”.

La proposta - non molto chiara lessicalmente - è motivata dal desiderio delle comunità cristiane che per penuria di preti non hanno la possibilità di avere un prete celibe per celebrare l’Eucarestia in modo stabile. 

In primo luogo, si profila nel documento il rapporto tra SINODALITA’ E MINISTERIALITA’. Sinodalità si traduce, in continuità con il Concilio Vaticano II, in corresponsabilità e ministerialità di tutti, partecipazione dei laici, uomini e donne, ritenuti “attori privilegiati”. La partecipazione del laicato, sia nella consultazione che nella presa di decisioni nella vita e missione della Chiesa - spiega il Documento Finale – va rafforzata e ampliata a partire dalla promozione e dal conferimento di “ministeri a uomini e donne in modo equo”. 
Evitando personalismi, magari con incarichi a rotazione, “il vescovo può affidare, con un mandato a tempo determinato, in assenza di sacerdoti, l'esercizio della cura pastorale delle comunità ad una persona non investita del carattere sacerdotale, che sia membro della comunità stessa”. 
La responsabilità di quest’ultima, viene specificato, resterà a carico del sacerdote.

E’ evocato nel documento finale il carattere “creativo” della Ministerialità, espressa chiaramente nel paragrafo finale del documento sulla definizione di un “rito amazzonico”:” Per rispondere in modo autenticamente cattolico alla richiesta delle comunità amazzoniche di adattare la liturgia valorizzando la visione del mondo, le tradizioni, i simboli e i riti originari, si chiede al suddetto Organismo della Chiesa in Amazzonia di costituire una commissione competente per studiare l’elaborazione di un rito amazzonico. Che “esprima il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale dell'Amazzonia”. Questo si aggiungerebbe ai 23 già presenti nella Chiesa cattolica, arricchendo l'opera di evangelizzazione, la capacità di esprimere la fede in una cultura propria.

Parità di genere tra donne e uomini su ministeri non ordinati: lettorato, accolitato, dirigente di comunità, rimanendo precluse alle donne il diaconato permanente e lo stesso sacerdozio femminile nella comunità cristiana, con aperture sul diaconato alle donne in una commissione di studio più inclusiva, a discrezione di papa Francesco.


CONSEGUENZE

L’ammissione prevista nel documento finale di “preti sposati” per garantire la celebrazione eucaristica nelle comunità cristiane vittime di penuria di sacerdoti celibi, ha una conseguenza di grande portata pastorale e teologica perché comporta in tutto l’assetto ecclesiale o ecclesiastico lo spostamento dalla centralità del “prete” alla centralità dell’eucarestia, della comunità celebrante l’eucaristia con il sacerdote, celibe o sposato, e quindi alla comunità cristiana o “Popolo di Dio”. Si matura in tal modo una sorta di “diritto all’eucarestia” da celebrare dalle comunità cristiane insieme al sacerdote.

Questo diritto all'eucarestia, secondo Alberto Melloni, "implica molto altro: ad esempio pensare il ministero pastorale delle battezzate senza smancerie romantiche sul “genio femminile” o camuffamenti linguistici sulle “leader di comunità” e ripensare tutta la formazione dei ministri. Ma passa anche dalla richiesta, ormai matura ed accettabile di ordinare uomini sposati. Il modo in cui Francesco recepirà tale richiesta dirà come la Chiesa si comprende" (Alberto Melloni, Una scelta che costringe la Chiesa a interrogarsi sulla sua identità, in La Repubblica, 27 ottobre 2019,p. 10).

Un aspetto passato inosservato e da approfondire - qui solo segnalato - riguarda il rapporto implicito in queste decisioni tra Matrimonio e sacerdozio, che non sono più incompatibili, e si santificano a vicenda per così dire. Resta sempre il fatto che in un certo senso una delle due parti della coppia di sposati - la donna - resta esclusa dalla funzione di celebrazione all’altare dell’eucarestia. Certo, a nostro avviso, in ogni caso accompagnerà lo sposo all’altare e contribuirà ad animare la vita comunitaria secondo le circostanze e le capacità.

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