La sera Meloni

di Domenico Pizzuti sj


Fa tenerezza l’ammissione di Giorgia Meloni, a Washington per un congresso di conservatori ed altri contatti politici: "Io sono la vera destra, pronta a fare il premier". Aggiunge che non si tirerebbe indietro, ma rispetta il criterio della coalizione, che naturalmente dovrebbe essere d’accordo considerando altri appetiti ed attese di leader. 

In fatto di linguistica dovremmo dire che questa asserzione non è immediatamente “performativa” (cioè non è già a Palazzo Chigi), ma è un obiettivo non solo personale, quanto una modalità per galvanizzare il suo popolo (10% e passa) e consolidare la sua leadership nel centro-destra e nel paese. 

Certo il vento di destra e di estrema destra soffia nel Paese, facendo affiorare strati destrorsi se non fascistoidi di cittadini. Questa conquista del potere deve essere legittimata da una elezione e nomina del Presidente della Repubblica a capo di una maggioranza, a meno che la Meloni non pensi di imbucare senza ostacoli la porta di Palazzo Chigi e sedersi nella stanze di comando già occupata dal Premier Conte. Non è un teatrino della politica, o forse lo è. Non basta una strategia dell’immagine e delle sceneggiate per rassicurare i seguaci.

L’unica obiezione che sentiamo di muovere, per non nascondere ideologie sottese, è in che cosa consista questa vera destra, in che cosa si distingua da quella radicale di Salvini, e quale sia l’ideologia di questa destra meloniana, se ha un programma politico per il Paese, al di là della bella faccia di Giorgia e di una eventuale donna premier a Palazzo Chigi.

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