Napoli, se i movimenti sociali snobbano le Sardine
di Domenico Pizzuti sj
Alcuni episodi di intolleranza nei confronti degli interventi delle Sardine - nazionali e locali - nelle piazze napoletane meritano ulteriori riflessioni, perché sono segnali di poca accoglienza nei confronti di nuove esperienze politiche aggregative. E rivelano atteggiamenti difensivi delle proprie identità e conquiste, se non escludenti nei confronti di newcomers o ultimi arrivati.
In primo luogo, a Scampia movimenti storici benemeriti per le lotte sociali non hanno certo aperto le porte al movimento delle Sardine, piovute con un flash mob poco riuscito per partecipazione di attivisti e cittadini. Tali movimenti hanno rivendicato la capacità di rappresentanza dei problemi del quartiere anche nei confronti della presenza di Salvini a Napoli, scippando, poco correttamente a nostro avviso, nello striscione che apriva il corteo il motto delle Sardine: “Scampia non si lega”.
Si tratta di manifestazioni d'orgoglio identitario per le lotte sociali che hanno segnato la storia degli scorsi decenni, che si vuole preservare ed ostentare agli ultimi arrivati e ai cittadini. E’ stato volutamente evitato, a quanto consta, un contatto e un confronto con i rappresentanti di questo nuovo movimento, disertando senza validi motivi l’assemblea convocata dalle Sardine nazionali allo scopo di una maggiore conoscenza dei problemi del quartiere, a cui hanno invece partecipato noti rappresentanti storici di Comitati, associazioni sociali e culturali. Soggetti appartenenti alle professioni del ceto medio acculturato, capaci di un’analisi della storia e dei problemi del quartiere di residenza. A questo proposito si rilevano l’età elevata di questi cittadini, e la mancanza di giovani leve, ma soprattutto una faglia o frattura tra queste élites e i movimenti popolari del territorio, che parlano diversi linguaggi e non si incontrano, rivelando non solo una divisione di classe ma un localismo di mentalità e chiusura ad altre esperienze, se invadono le proprie piazze e spazi d'azione.
All’inizio è forse mancata un'efficace comunicazione da parte del movimento delle Sardine napoletane su gli intenti del movimento, che ha scelto il quartiere Scampia per il proprio incontro nazionale in cui definire valori, strutture e regole. E compiere così, come ha rilevato Matteo Santori, “Un’operazione verità”, perché la realtà di Scampia non corrisponde agli stereotipi veicolati dai media.
In secondo luogo, certo non è stata bella l'accoglienza alle Sardine in piazza Dante da parte di attivisti di centri sociali, che hanno rumorosamente contestato Mattia Santori con le note accuse emerse anche in altre manifestazioni, ed occupato il palco in cui si esibivano gli operai della Whirpool ed altre aziende in crisi. Questo ha indotto Matteo Santori a chiudere la manifestazione prima del tempo. Non hanno molto ragione, a nostro avviso, queste contestazioni in una pubblica e pacifica manifestazione se non per delegittimare questo movimento arrivato anche a Napoli con il proprio stile di civile aggregazione, se non per riaffermare una propria presenza ed originalità più “pura” di quella di questo nuovo fenomeno, e non procedere ad un civile arricchimento di idee ed esperienze.
E’ un atteggiamento giacobino di chi ritiene di essere portatore di verità assoluta e del vero cambiamento nella metropoli napoletana, e quindi non ritiene confrontarsi con altri provenienti dall’esterno, con altri stili di mobilitazione ed aggregazione dei cittadini.
In questi episodi traspare un lotta per conservare i propri spazi di territorio escludendo altri estranei, cioè è una lotta per le piazze da difendere da incursioni estranee. Si può, a ragione, parlare di “Populismo di sinistra” sia per ostilità alle élites economico-finanziarie, a partire da Benetton con cui le Sardine avrebbero fornicato con una foto “innocente”, sia per una concezione proprietaria degli spazi del proprio territorio, le tante piazze che il movimento delle Sardine ha riempito in Italia.
I flop delle manifestazioni delle Sardine a Napoli bruciano, ma richiedono una maggiore conoscenza della realtà locale ed un aggiornamento delle metodologie di azione. Il prossimo incontro del 14-15 marzo a Scampia servirà anche a riflettere, ci sia concesso, sulle diversità sociali e culturali delle regioni del Nord e del solare Mezzogiorno.
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