Populismo riscaldato? I 5 stelle tornano in piazza
di Domenico Pizzuti sj
Non basta riportare nelle cronache giornalistiche le contraddizioni della manifestazione del Movimento 5 Stelle, con i ministri grillini venuti in auto blu d'ordinanza a manifestare contro i privilegi dei vitalizi a politici dei tempi andati (le leggi non sono retroattive come più volte ha ribadito la stessa Consulta). Il grumo non sciolto di movimento di protesta o di governo, quando gli stessi grillini siedono nelle istituzioni, come la Taverna vice-presidente del Senato ed aspirante al posto di “capo politico” che succederà a di Di Maio.
C’è altro. I tratti di “populismo” negli obiettivi della manifestazione tipici del populismo, secondo gli studi su questi movimenti, che bisogna portare alla luce per comprendere la natura di questo movimento, che non è una novità affondano in un populismo all’italiana e per di più volendo a tutti i costi riprendere i motivi originari del movimento, come una “minestra riscaldata” che viene proposta ai commensali, per convincersi di essere quelli di una volta. Quando si è fornicato con la partecipazione ai governi giallo-rosso e giallo-verde con una palese contraddizione che non si vuol vedere, per raccogliere voti per il consenso in discesa testimoniato dalle indagini sulle preferenze politiche di voto degli italiani.
In primo luogo, è chiarissimo la ripresa in una piazza romana del motivo originario anti-casta per la lotta ai vitalizi a politici, che evidenzia uno dei tratti principali di movimenti populistici, cioè il contrasto alle élites politiche perchè corrotte o meglio privilegiate, che però sia detto non non si estende in egual misura alle altre élites economiche e finanziarie, se non in caso di mala gestione come per il crollo del ponte Morandi a Genova. Questo aspetto vale anche per il nostro Salvini che certo non battaglia contro l’Assolombarda o altre élites industriali o finanziarie del nostro paese o straniere. In questo contesto si colloca anche la difesa dei provvedimenti per la giustizia del Ministro della giustizia Bonafede, senza voler adito all’accusa strumentale di giustizialismo da parte del leader di Italia viva, su cui voler far cassa di consensi.
Il secondo motivo di populismo - anch’esso chiaro - è l’avvertimento a non toccare le leggi approvate per opera dei 5Stelle al governo, come se fossero una proprietà di questo movimento, secondo gli studi sul populismo che evidenziano concezioni proprietarie del governo e delle decisioni di governo dei movimenti populistici, mentre le decisioni di governo e legislative hanno un valore universale per tutti i cittadini. Ma bisogna ostentare qualche successo al governo da parte dei ministri grillini, per rassicurare il proprio elettorato, come studenti che in famiglia e con gli amici vantano successi negli studi non sempre ottenuti.
In terzo luogo, siamo indignati per le fanfaronate della propaganda di Salvini, anche nella difesa in senato sulla nave “Gregoretti” impedita per giorni di sbarcare rifugiati raccolti in mare, in nome della difesa dei confini della patria. E, si direbbe in dottrina, come ha sottolineato chiaramente un noto costituzionalista, la difesa dei confini non appartiene al ministro dell’interno che si occupa appunto dei problemi dell’interno, ma caso mai ai ministri della difesa e degli esteri. Sono bugie e menzogne per un elettorato poco acculturato su questi problemi, specialmente del Lombardo-veneto, che forse vuole credere a queste bugie e menzogne della propaganda salviniana perché provengono dal leader.
La menzogna è uno dei peccati più gravi, perché distorce volutamente la verità. Ci vorrebbe un novello Dante per conoscere a quale girone infernale inviare i menzogneri politici o meno.
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