Chiese sì, chiese no. E la fede?


di Domenico Pizzuti sj


Non ho preso posizione sulla vicenda deliberatamente, per due ordini di motivi, con la premessa che la questione dell'apertura delle chiese per la celebrazione delle Messe si pone al livello dei rapporti istituzionali tra la CEI ed il Governo italiano.

In primo luogo non avevo gli elementi riguardanti la complessità delle misure di sicurezza per la gestione delle funzioni religiose, per le criticità avanzate dal Comitato tecnico-scientifico.

In secondo luogo, se ben intendo, è sconcertante la diatriba avente al centro la celebrazione delle Messe nelle chiese cattoliche, quasi si trattasse di un qualunque assembramento di fedeli, e non la celebrazione dell'Eucarestia che non è certo un rito qualunque.

In terzo luogo, non mi piace l'uso della parola "Messe" in senso laico di un rito dei cattolici, mentre per i credenti si tratta dell'Eucarestia, "mistero di fede". Allora la questione sostanziale è su un piano non politico: chi è che crede veramente? Non certo i tecnici e gli scienziati che sono i più secolarizzati. Forse la CEI che difende come un potere di fronte ad un'altro potere la libertà religiosa?

Rimane il popolo cristiano più o meno credente, che è rimasto muto e non consultato. Mi sovviene il detto evangelico "Quando il Signore ritornerà troverà la fede?"

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