Il tempo della fedeltà creativa dei Gesuiti

di Domenico Pizzuti sj



In questo tempo di forzata ma necessaria quarantena, la sera per sollevare lo spirito leggo il resoconto di qualche realizzazione dei gesuiti nel mondo, dall'annuario “Gesuiti. La Compagnia di Gesù nel mondo 2020”. Mi sembra di stare in buona compagnia, al di là della Compagnia “locale” con i suoi punti di forza e le sue debolezze e stanchezze.

Il Padre Generale Arturo Sosa, che è realmente un “uomo con i baffi”, così presenta l’annuario: "La missione della Compagnia è un'opera di riconciliazione e di giustizia fondata sulla fede nel Signore Risorto. Vogliamo unire i popoli e le loro culture. Vogliamo aiutarli ad incontrare Gesù Cristo in modo tale che porti loro la liberazione e li aiuti a diventare anch’essi uomini e donne di riconciliazione, pace e giustizia in ogni angolo del mondo. E’ un desiderio che ci nutre ogni giorno nel nostro incontro con Gesù Cristo". Questa ispirazione unisce i gesuiti in ogni angolo del mondo al di là delle loro missioni particolari. 

L’annuario raccoglie contributi dell’opera dei gesuiti in varie parti del mondo secondo due temi: 

1. Preferenze apostoliche universali, per conoscenza così specificate: 
A. Indicare il cammino verso Dio mediante gli Esercizi Spirituali e il discernimento. 
B. Camminare insieme ai poveri ed agli esclusi del mondo, feriti nella propria dignità in una missione di riconciliazione e di giustizia. 
C. Accompagnare i giovani nella creazione di un futuro di speranza. 
D. Collaborare alla cura della Casa Comune. 

2. Il 50° anniversario della creazione da parte di padre Pedro Arrupe del Segretariato per la giustizia sociale e l’ecologia. La maggior parte dei contributi raccolti (31) dell’operare dei gesuiti in varie parti del mondo riguarda l’apostolato sociale. 

L’annuario con i suoi contributi costituisce una fonte preziosa di conoscenza dell’operare della Compagnia come “corpo apostolico universale”, non solo per i gesuiti ma per tutti coloro che sono interessati ad una più ampia conoscenza della Compagnia di Gesù nel mondo, al di là della conoscenza diretta e della collaborazione con i gesuiti a livello di comunità “locali”, che non esauriscono la conoscenza dei gesuiti e del loro operare. Un utente su Facebook così commentava la mia lettura recente dell’opera storica di Gianni La Bella, “I Gesuiti dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco”: 

"Sono d’accordo con lei sull'importanza e la profondità dell’opera di La Bella. Noi scontiamo un vizio non so se di arroganza o di superficialità: parlare senza conoscere a fondo gli argomenti. Si discute da sempre sul Concilio Vaticano secondo e poi si scopre che in pochissimi hanno letto o approfondito i documenti originali. Partire dunque dai documenti delle congregazioni per comprendere il messaggio di novità nella continuità dei gesuiti. E soprattutto approfondire la figura profetica di Pedro Arrupe."

Leggendo questi contributi mi ha colpito il riferimento costante sia alle Preferenze apostoliche sia all’attuazione della giustizia sociale, cioè che si “PUOTE” attuare queste Preferenze apostoliche in maniera creativa nelle varie parti del mondo e la missione di “servizio della fede, promozione della giustizia”, superando abitudini consolidate, stanchezze e visioni di corto raggio. Si deve osservare che i vari contributi sull’apostolato sociale riguardano prevalentemente il continente africano, l’Asia ed alcune regioni del Centro America e dell'America Latina, che hanno assimilato i decreti delle ultime Congregazioni Generali, dalla XXXl alla XXXVl, e si presuppone che abbiano modellato la formazione dei gesuiti e l’azione apostolica. 

Cioè hanno realizzato l’obbedienza alle Congregazioni Generali ed al Padre Generale, hanno aperto la mente ed il cuore ai poveri ed agli esclusi che sono fuori della nostra porta. Il segretario del Segretario della giustizia sociale, rileva che i gesuiti ed i loro collaboratori che si impegnano nella missione della giustizia: "Accompagnano i poveri e si mettono al loro servizio, riflettono sul sistema e lo mettono in discussione mediante la ricerca e l’analisi, aumentano la consapevolezza, e prestano opere di advocacy e difesa delle persone vulnerabili in maniera creativa". 

“Se questi e quelli” perché non anche noi che viviamo in confortevoli residenze per rispondere ai bisogni ed aspettative dei vari territori, dalle crescenti disuguaglianze sociali, alle famiglie precarie dei centri storici e delle periferie urbane, ai migranti irregolari e sfruttati, agli homeless, alle famiglie rom dei vari campi che contornano l’area napoletana e così via? 
Non si tratta di un’esortazione, ma di un’ obbedienza ad una Compagnia come si andata configurando negli ultimi decenni, per non segnare il passo. 

Rimane a nostro avviso il dilemma: giustizia sociale o accompagnamento e servizio dei poveri, anche se non sono in contraddizione? E qual è il contributo secondo la nostra vocazione e missione, come si è andata configurando non senza tensioni negli ultimi decenni? Come ha indicato a suo tempo il padre generale Peter Hans Kolvenbach, si tratta forse di mettere in campo “una fedeltà creativa”.

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