Quali risorse tira fuori la chiesa italiana nella pandemia?

di Domenico Pizzuti sj


La chiesa italiana, o più precisamente i preti hanno scoperto le nuove tecnologie per comunicare con i fedeli, impossibilitati a frequentare le chiese. La risorsa è nuova, ma rituale ciò che viene trasmesso: uso di streaming, Facebook, YouTube e così via sono all'ordine del giorno per Messe e benedizioni, invocazioni a Madonne e qualche rara riflessione su questa tragedia epocale, ed ora i miei confratelli propongono attraverso questi mezzi anche Esercizi spirituali che per natura sono strettamente personali. 

A situazioni straordinarie, come in altri settori, si richiedono anche dal punto di vista pastorale strumenti adeguati, cioè vicinanza, sostegno, consolazione dei fedeli chiusi in casa. Si vuole colmare il vuoto, l’assenza, la distanza, esistente anche prima tra sacerdoti e fedeli, non solo celebrando in maniera solitaria in parrocchie e chiese trasmessa via Facebook, ma anche sui tetti con tutti i paramenti, impartendo benedizioni per la consolazione dei fedeli chiusi in casa nel rispetto delle restrizioni previste dal governo. 

Il problema che emerge soprattutto per il dopo è che sacerdoti e vescovi, ma anche fedeli, non hanno ricevuto altre risorse nella loro formazione che questi rituali per il loro ruolo, e quindi non possono attingere ad altri strumenti dalla loro “casetta degli attrezzi”, quando ci sarebbe bisogno di “accompagnamento” dei credenti anche se a distanza - soprattutto proponendo le ricchezze della Parola dell’Antico e Nuovo Testamento - in questa “Distretta” per usare una parola antica. 

Per quanto a nostra conoscenza, al di là di quelli citati o diffusi, stupisce per esempio il silenzio di religiosi e dei cosiddetti nuovi movimenti, che possono attingere alle risorse delle rispettive spiritualità per l’illuminazione e consolazione di cristiani e non. Purtroppo la chiusura forzata in case, residenze, conventi rischia un ripiegamento su stessi. La pandemia che sopportiamo e viviamo, a nostro avviso, è una cartina di tornasole della vita della cattolicità italiana, preti e fedeli, e delle risorse di cui dispone, o meglio non dispone, in questa triste situazione. Da ripensare per il dopo, per non riprendere solo funzioni rituali, e dare corso ad una ri-evangelizzazione della chiesa in Italia di fronte a nuove sfide.

Su questa pandemia cattolica si erge la presenza di Papa Francesco, vescovo di Roma, i cui gesti sono stati abbondantemente registrati e diffusi, e l’audience ricevuta da queste trasmissioni (14.7 milioni per la benedizione del papa urbi et orbi) è indice di fiducia da parte degli italiani incollati alla TV e dell’apprezzamento della sua parola. Apprezziamo molto le intenzioni di preghiera che propone giornalmente in occasione della celebrazione della Messa nella cappella di Santa Marta, che riguardano le categorie che più soffrono per gli effetti economici e sociali, o sono in trincea come i sanitari. 

Recentemente con fine umanità pregava “per quanti non riescono a reagire, impauriti dalla pandemia”. Nel contempo ogni mattina all’ora della colazione su TV2000 vedo la trasmissione della celebrazione della Messa che si conclude con la benedizione a distanza con l’Ostensorio (vecchio e nuovo?) per la sua attenzione riteniamo alla religiosità popolare, come da sua esperienza pastorale latino-americana. 
E’ stata poco sottolineata anche dai media l’affermazione impressionante degna di un profeta o se si vuole di un leader mondiale che scruta il presente e guarda avanti: "La gente ha fame, è incominciato il dopo pandemia" (Sic!).

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