Penultimatum


di Domenico Pizzuti sj


Il penultimatum a Conte da parte del senatore Renzi in aula ha sancito che qualora il Presidente avesse imboccato la strada del “populismo” - del paternalismo populista come ha precisato - “noi non ci siamo” nel continuare a sostenere la maggioranza dell’attuale governo. Avendo questo blog avuto particolare attenzione al fenomeno populista, come movimento e come movimento al governo, a partire da una scelta letteratura in merito, ci sembra utile sottolineare che l’affermazione di populismo rivolta al Presidente del Consiglio al momento appare fuori luogo, per la mancanza dei requisiti dei movimenti populistici al governo, come Orban in Ungheria che ha chiesto ed ottenuto con voto parlamentare i pieni poteri.

Certo sul Presidente Conte c’è l’ombra dell’“avvocato del popolo” del precedente governo giallo-verde, ed il sostegno alla sua presidenza del Movimento 5 Stelle, che ha per certi versi connotati populistici, uno dei sostenitori più forti per numero di eletti in Parlamento. Dov’è allora l’ombra di “populismo” per il Presidente Conte, che certo non ha un passato politico definito alle spalle, se non di trasformismo come a sua tempo rilevammo per primi? 

In un rapporto diretto con i cittadini - non certo un popolo indifferenziato del populismo - attraverso le sue seriali apparizioni in video per fare il punto della situazione; nell’uso frequente di decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministri che si può ritenere siano d’accordo sulle misure per la gestione della crisi sanitaria, e più recentemente economica. 

Si tratta di elementi che fanno riferimento - se si vuole - ad aspetti costituzionali e alla gestione delle procedure democratiche nel governo del paese, per la perdita della centralità del Parlamento (che non è di ora) a vantaggio dell’esecutivo, con le sue misure per la gestione della crisi sanitaria ed economica che poi rifluiscono in Parlamento solo per l’approvazione.

Riteniamo che il problema attenga invece la “comunicazione politica” frequente e diretta del Presidente con i cittadini, con le apparizioni in video che certo contribuiscono alla popolarità del Presidente, il quale non si esime dal rispondere ai giornalisti. Cioè la comunicazione come politica, come avviene anche in altre società democratiche da parte del Presidente; anche per una minore partecipazione dei cittadini in questa pandemia, con la crisi sanitaria ed economica, che certo ha limitato diritti civili fondamentali, per cui il problema non si può ridurre ad allentare e quanto il confinamento, ma nel contempo a restituire anche i diritti.

Su un punto al senatore Renzi possiamo dar ragione: la denuncia di uno scivolamento possibile verso uno "Stato etico", perché un governo anche democratico non può entrare nel merito dell'intimità delle persone, come nella definizione degli affetti raggiungibili dai cittadini, pur nel contesto della fase 2 della crisi epidemiologica ed economica.

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