Regolari o no?

di Domenico Pizzuti sj


Le diversità nella maggioranza di Governo in merito all’introduzione nel cosiddetto Decreto di maggio della regolarizzazione (temporanea) di immigrati che lavorano in nero, braccianti agricoli, colf e badanti, non riguardano tanto o solo la durata del permesso di soggiorno per questi lavoratori. 

Stupisce per certi versi la posizione della parte prevalente dei 5Stelle, che non vogliono una sanatoria degli immigrati irregolari di fronte al loro elettorato, ma non più di tanto se si tiene presente - ciò che non sempre viene rilevato dai media nelle cronache quotidiane - che anche Salvini grida contro una ipotetica sanatoria. 

La nostra ipotesi è che i 5Stelle risentano di un “richiamo della foresta”, se si tiene conto che nel governo giallo-verde hanno sottoscritto con qualche mal di pancia i due decreti sicurezza in cui la problematica degli immigrati strumentalmente viene ricondotta ad un problema di ordine pubblico. 

L’attuale Governo non ha ancora approvato in Consiglio dei Ministri - per tolleranza o calcolo politico-elettorale - i decreti, emendati secondo le osservazioni del Presidente della Repubblica, nonostante il Ministro dell’interno abbia a più riprese annunciato che erano pronti, ma per difficoltà insorte nella maggioranza di governo prima della pandemia non si è fatto nulla. 
Ed attualmente i problemi urgenti sono altri. 

Riteniamo che non è solo questione di calcolo politico, riconducibile nella trattativa alla durata del permesso di soggiorno dei lavoratori agricoli, perché disvela orientamenti profondi della società italiana che non sono solo di questa trattativa, cavalcati strumentalmente dalla propaganda dell’ex Ministro dell’Interno nel governo giallo-verde. Contrario a suo dire anche oggi a forme di sanatoria o anche di regolarizzazione temporanea di immigrati in nero, necessari non solo all’agricoltura ma nelle famiglie alla cura degli anziani. 

In questo contesto di ragionamento bisogna altresì ricordare che i progetti per il riconoscimento della cittadinanza italiana al minore straniero che sia entrato in Italia entro 12 anni e che abbia frequentato un percorso formativo per almeno 5 anni (Ius culturae), dopo una discussione nelle Commissioni parlamentari pertinenti non hanno avuto più seguito. Questi fatti ed altri, al di là dei calcoli politici da parte delle diverse forze politiche, ci fanno ritenere che è diffusa nella parte maggioritaria della società italiana (specialmente nelle regioni più progredite economicamente), una chiusura ed ostilità all’entrata ed accoglienza civile di stranieri nel nostro paese. 

Secondo le previsioni degli orientamenti di voto si può affermare che circa il 50% degli intervistati appartiene al campo del centro-destra (25% Lega, 15% Fratelli d’Italia, 7% Forza Italia) potenzialmente non favorevole all’accoglienza e riconoscimento degli immigrati nel nostro paese. La regolarizzazione di immigrati giustamente viene considerata una “battaglia di civiltà” e non riguarda tanto o solo quelli che sono favorevoli, ma un più ampio settore della società italiana con le sue paure, chiusure, accentuato individualismo. Si può parlare di un “razzismo strisciante” che emargina irragionevolmente immigrati, Rom e simili, e che tollera o finge di non vedere l’inciviltà di rapporti di lavoro in nero in tante regioni del nostro paese, immigrati o meno sfruttati, mal pagati e senza diritti, che gridano al cielo. 
Ma non alle stelle dei nostri movimenti.

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