C'era una rivolta in America

di Domenico Pizzuti sj


Le manifestazioni e rivolte che hanno squassato le città degli USA (e non solo) in seguito alla morte dell'inerme George Floyd, si configurano come un autentico movimento politico, sociale e culturale contro secoli di discriminazione nei confronti della popolazione di colore - si fa per dire - ancora nel XXI secolo e degli afroamericani la cui vita è preda della violenza ingiustificata della Polizia con i suoi metodi violenti. 

Di qui lo slogan del movimento “Black lives matter”, cioè la vita dei neri ci interessa, ci sta a cuore, per preservarla. Interessante l'articolo del giornalista Gianni Riotta sull'Huffington post, “L’America fa i conti con secoli di razzismo e dice basta”: l’Autore mette in evidenza che di fronte a questi fatti non si tratta tanto da parte dell’osservatore di setacciare i minuscoli episodi, i dati, ma di “coglierne i nessi a prima vista invisibili e i processi prima dell’evento”, sostenendo cioè che l’America dice basta dopo la morte violenta dell’afroamericano George Floyd e di altre vittime dei metodi violenti della polizia, e “che si cambia strada”. 

Queste manifestazioni o rivolte (riot in inglese), oltre che da atti violenti non sempre giustificabili, sono accompagnate ultimamente in una crescita collettiva di coscienza storica e culturale dall'abbattimento di alcuni simboli per la loro pregnanza razzista, per esempio le statue di Cristoforo Colombo e di altri personaggi razzisti della storia americana, l’eliminazione dai listini del notissimo film “Via con il vento”, e così via. La stessa morte del giovane afroamericano acquista una portata simbolica di secoli di oppressione e discriminazione che motiva il movimento di protesta per le strade e le piazze delle città americane e dei paesi di altri continenti che si affiancano a queste manifestazioni. Proprio l’abbattimento di alcuni simboli evidenzia la fine di un regime, come per esempio in Irak per le statue di Saddam Hussein e la volontà di cambiare strada per una nuova società rispettosa dei diritti delle minoranze. 

Per non eccedere in commenti, per quanto ci riguarda sembra importante la diffusione di una maggiore coscienza critica della storia tra le giovani generazioni, e per quanto riguarda la condizione degli extracomunitari nel nostro paese mi accontenterei dell’attuazione di tre misure istituzionali: l’approvazione di una legge sullo jus soli per la cittadinanza dei nuovi nati, l’abolizione degli infausti decreti Salvini sulla sicurezza, e l’attuazione della recente disposizione sull’emersione e regolarizzazione dei lavoratori invisibili

In questa materia non è fuori luogo un ricordo personale familiare sul trattamento delle “persone di servizio” (oggi collaboratrici familiari): da ragazzo mia madre diceva che aveva sempre pagato la paga sindacale a queste collaboratrici che provenivano da altre regioni italiane, all’epoca meno sviluppate, con scandalo delle buone signore; mentre mio fratello e mia cognata avevano regolarmente a pranzo collaboratrici e badanti africane o est-europee. Questi episodi hanno segnato la mia storia personale e di tante famiglie rispettose della dignità e del lavoro di questo personale.

Commenti

Più letti