Gesù secondo Castillo

di Domenico Pizzuti sj


Ho letto con curiosità il volumetto di José Maria Castillo, La laicità del Vangelo, uscito per La Meridiana nel 2016. Alla lettura si presenta come qualcosa di non consueto rispetto alla teologia ufficiale nella quale siamo stati formati, e per poca conoscenza delle correnti teologiche dell’ultimo cinquantennio del post-Vaticano II. Nello stesso tempo, è noto, che questa teologia umanizzante di Castillo trova adesione entusiasta in gruppi di laici cristiani acculturati. 

Si deve riconoscere che la lettura di questo volumetto non è facile forse per un novantenne, perché sconvolge alcuni schemi ricevuti, ma apre nuovi orizzonti sul Vangelo e la figura di Gesù di Nazareth in senso di umanizzazione di Dio, di Gesù, secondo una lettura umanizzante del Vangelo. A nostro avviso nel testo si può rilevare una stratificazione di contributi culturali: 
- in primo luogo una utilizzazione di dati antropologici culturali riguardanti il tema del sacrificio, del rito degli uomini cacciatori, e l’origine della religione rituale; 
fondamentalmente una lettura corposa di passi dei Vangeli con interessanti spunti di interpretazione della figura di Gesù nel senso di guarigioni per la salute e di vita di uomini e donne citati nei Vangeli, di richiesta di bontà tra gli uomini, e di felicità. Cioè di un “progetto di vita”; 
- il ricorso frequente a studi biblici e teologici appropriati ai diversi temi, citati in nota. In particolare va menzionato lo studio del nostro Autore, La humanizacion de Dios, Madrid 2012, che certo fa sfondo a queste meditazioni; 
- infine l’interpretazione continuamente ribattuta dell'umanizzazione del divino, della figura di Gesù, secondo la lettura del Vangelo di José Maria Castillo.

Secondo il Nostro, il Vangelo non è “un libro di religione”, è un insieme di racconti che spiegano come Gesù di Nazareth ci offra “un progetto di vita”. Tuttavia Gesù è stato un uomo profondamente religioso, a causa della sua intensa relazione con Dio come Padre e del suo frequente ricorso alla preghiera. Ma questa religiosità non è stata legata al Tempio, ai riti sacri, ai sacerdoti, ed alla sottomissione alla legge religiosa. E’ costantemente rilevato fin dall’inizio e ribattuto che Gesù è vissuto in maniera tale che, quando ha iniziato ad agire e a parlare in pubblico, è entrato in conflitto con i rappresentanti della religione (i sacerdoti, i teologi del tempo, gruppi di stretta osservanza, ecc.).

Secondo Josè Maria Castillo, il Vangelo è il grande racconto di questo conflitto, che è terminato drammaticamente nel processo, nella condanna e nella morte di Gesù. Resta cruciale la domanda: come ha potuto fondare una religione la cui vita è finita in uno scontro mortale con la religione? A dire del Nostro, l’aspetto centrale non è stato il religioso e la religiosità, ma l’umano e l’umanità. Poiché Gesù si è posto dalla parte della vita e della felicità degli esseri umani, il Vangelo incentra la sua attenzione sulla salute dei malati, sulla convivialità con tutti (specialmente con i poveri), e su migliori relazioni umane. In questo modo Gesù ha spostato il centro della religiosità, che “non sta più nel sacro ma nell’umano”. Credere nel Vangelo è allora lottare contro la nostra inumanità e farci ogni giorno più umani.

Per quanto accattivanti queste interpretazioni, a nostro avviso, si manifesta nel testo un eccesso di linguaggio continuamente ripreso e ribattuto. Solo un esempio: nella linea finale delle conclusioni, si afferma “quello che importa non è il “buon religioso”, ma il “buon cittadino”. A parte altre considerazioni, è utile ricordare che viviamo dopo il diffondersi dell'Illuminismo in Europa e nei paesi nord-atlantici con la separazione dei poteri, e certo il buon cittadino è un dovere etico a cui le diverse confessioni religiose possono contribuire con le ispirazioni evangeliche.

Al di là di discussioni teologiche di cui non siamo competenti, sembra che questa
presentazione umanizzante di Dio, di Gesù, del Vangelo sia un guadagno per un volto umano del divino che avvicina la figura di Gesù di Nazareth e del suo Vangelo ai nostri contemporanei.

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