Percorsi di inclusione sociale dei Rom

di Domenico Pizzuti sj


In merito alle tensioni scoppiate tra le famiglie bulgare occupanti i palazzi ex-Cirio e risultate positive al Covid-19 (in numero di 43) e gruppi  di cittadini di Mondragone, oltre agli interventi del vescovo di Sessa Aurunca, la Migrantes campana esprimendo “vicinanza alla comunità di Mondragone e sostegno alla diocesi di Sessa Aurunca, da sempre impegnata nel dialogo e nell’impegno sociale”, giustamente  auspica che questo “particolare momento di tensione sia lo sprono e lo spunto per iniziare quel percorso, necessario e non più rinviabile, di integrazione, unica strada che porta alla pacifica convivenza e partecipazione responsabile, senza distinzioni di etnia, provenienza, cultura, nell’interesse comune di vivere in maniera sana il proprio territorio”.

Questa indicazione riguardanti i rapporti tra le famiglie bulgare di etnia Rom e la comunità locale, nel senso di sviluppare percorsi di integrazione come unica strada per una pacifica convivenza, a nostro avviso riguarda anche i rapporti dei cittadini e delle associazioni pro Rom nei riguardi delle comunità che da decenni abitano il territorio napoletano.

Superata la fase della solidarietà anche nei confronti delle famiglie Rom senza reddito durante le prime fasi del coronavirus, con la fornitura di beni essenziali per la sopravvivenza, e verificata l’efficacia di una necessaria azione di advocacy presso le istituzioni locali a difesa dei fondamentali diritti umani, di fronte ad una situazione di stallo che ha cristallizzato la condizione delle famiglie dei campi nomadi per mancanza di progettualità da parte dell’Ente locale, occorre riprendere la strada dell’integrazione o meglio di inclusione sociale. Le popolazioni Rom non hanno altre alternative specialmente abitative, se non recarsi in altre nazioni europee ritenute più accoglienti o ritornare nei paesi di origine, (vedi nostra nota I Rom di Scampia, in La Critica sociologica, LIII, 2019). 

A questo scopo ha ancora validità, anche se inattuata, la Strategia nazionale d’Inclusione sociale di Rom, Sinti e Camminanti, 2012-2020, con i suoi quattro assi di azione proposti riguardanti l’istruzione, il lavoro, la sanità, l’abitazione, che possono essere di guida per le politiche di inclusione sociale da parte di gruppi ed associazioni pro Rom, superando un approccio prevalentemente assistenzialista, ed un costante impegno per la scolarizzazione diffusa, l’integrazione sociale almeno attraverso la frequenza scolastica.

Occorre quindi, a nostro avviso, che le reti di solidarietà focalizzino adesso un approccio volto a favorire l’inclusione sociale dei Rom che abitano il nostro territorio, superando la sistemazione in campi, stimolando l’intervento del Comune con gli assessorati competenti.

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