Gente di poca fede. Recensione della nuova indagine

di Domenico Pizzuti sj


Il volume a cura di Franco Garelli, Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio, Il Mulino, Bologna 2020, pp. 256, è dedicato a presentare, analizzare e commentare i risultati della più recente ricerca sulla religiosità degli italiani che nel 2017 ha coinvolto un ampio campione nazionale (più di 3200 casi), rappresentativo della popolazione di età compreso tra i 18 e gli 80 anni. La survey nasceva tra l’altro dalla necessità di aggiornare i dati sulla religiosità degli italiani e di cogliere le tendenze più recenti. 

L’indagine aveva anche uno scopo conoscitivo diacronico, reso possibile da due importanti survey nazionali del recente passato: una nella prima metà degli anni Novanta i cui risultati sono stati presentati nel volume AA.VV., La religiosità degli italiani, Mondadori, Milano 1995, l’altra realizzata oltre dieci anni fa nel 2007, i cui risultati sono stati analizzati nel volume di F. Garelli, Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo , Il Mulino, Bologna 2011.

Sulla base di dati comparabili, il volume che presentiamo intende leggere l’attuale situazione religiosa del paese venticinque anni dopo in modo da cogliere i cambiamenti intervenuti nel tempo sia nella religiosità della popolazione, sia nell’intreccio di religione e società. In questo studio i dati empirici sono all’occorrenza integrati con le indicazioni provenienti da interviste libere qualitative (164) realizzate nello stesso periodo su una popolazione di diverse età, condizione sociale e area geografica, intese ad approfondire argomenti di particolare rilevanza nel vissuto personale. 

Questa indagine promossa e coordinata da Roberto Cipriani, dell’Università Roma Tre integra il lavoro che analizziamo, che si avvale di una metodologia mista, da un lato la ricerca quantitativa su cui è maggiormente incentrato il volume che presentiamo, dall’altro l’indagine qualitativa a cui si fa riferimento in alcuni capitoli del presente volume per meglio commentare alcuni dati statistici o a trattare temi aperti aperti da richiedere uno strumento di indagine più esplorativo.

In maniera non usuale, il volume si apre con un’ampia introduzione che offre un’idea dei principali argomenti trattati nel volume (una conclusione in anteprima?), a partire dal titolo Gente di poca fede, che non ha il significato di un giudizio o di uno stigma, ma di presa d’atto di una condizione comune alle varie confessioni religiose, che evidenzia come in ogni chiesa o confessione <<dotata di un’ampia quota di fedeli vi sia un’area grigia della religiosità composta da persone che si situano ai margini di una vita di fede, non eccessivamente coinvolti in un discorso religioso>> (p.22). Gente di poca fede “può essere un tratto che accomuna i credenti di ogni confessione religiosa che esprime la perenne difficoltà della condizione umana a rapportarsi con un grande messaggio religioso” (Ib.)

Ci siamo interrogati sullo sfondo teorico di questo lavoro di analisi e commento di dati empirici di una survey sulla religiosità degli italiani nell’ultimo ventennio, chiaramente emerge ed è ripetutamente richiamato ed analizzato nelle sue conseguenze culturali e religiose il “pluralismo religioso” che ormai caratterizza il panorama non solo religioso del nostro paese, e quanto il nostro paese si stia differenziando dal punto di vista religioso. Un riferimento importante è certo l’ultima opera di Peter L. Berger, I molti altari della modernità.

Le religioni al tempo del pluralismo, EMI, Bologna 2017, secondo il quale “Il pluralismo é la sfida di gran lunga maggiore per tutte le tradizioni e le comunità religiose del nostro tempo”. Egli infatti sostiene che è necessario un nuovo paradigma - rispetto a quello della secolarizzazione che ha abbandonato - che dovrebbe basarsi sulle molteplici implicazioni del fenomeno del pluralismo <<Un nuovo pluralismo deve essere capace di affrontare due pluralismi: la coesistenza di diverse religioni e la coesistenza di discorsi religiosi e discorsi secolari. Tale coesistenza ha luogo sia nelle menti degli individui sia nello spazio sociale>> (Ib. p.9 ).

Il progetto di ricerca alla base di questo lavoro, oltre a monitorare l’andamento della religiosità nel corso degli anni mirava ad approfondire alcune questioni emergenti da uno scenario religioso in continuo cambiamento. Tali i capitoli dedicati alla diffusione e vitalità del sentimento religioso inteso come <<rapporto diretto degli individui con il sacro che si esprime per lo più attraverso il linguaggio delle emozioni e sensazioni, da cui traspare la percezione soggettiva della presenza di un Altro che accompagna ed orienta la propria esistenza>> (Garelli, Gente di poca fede, p. 91). 

Un altro capitolo del volume è dedicato alle nuove forme di spiritualità di cui si parla molto nelle società occidentali <<per indicare una ricerca del sacro fuori dai luoghi convenzionali della religione>> (Ib. p.165). L’Autore entra nel merito della discussione che ha interessato soprattutto alcuni studiosi nord-americani, come se questa categoria di spiritualità fosse destinata a soppiantare la religione tradizionale. 
Infine, con l’elezione di Francesco al soglio di Pietro, dopo cinque anni non poteva mancare un capitolo su questa figura per rilevare il grado di consenso e popolarità che riscuote.

Il lavoro di Franco Garelli costituisce un prezioso contributo alla sociologia della religione per quanto riguarda il fenomeno religioso in Italia ed uno strumento di conoscenza per gli operatori pastorali per una’ azione pastorale fondata su studi. In questo studio certo emerge uno sfondo “cattolico” - per l’egemonia della Chiesa cattolica nel nostro paese - da attribuire altresì alla conoscenza e pubblicazioni del Garelli sulla chiesa in Italia e sul “mondo cattolico”.

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