Appello agli aspiranti sindaci di Napoli

di Domenico Pizzuti sj


In un clima cittadino dominato dalla lotta al Covid-19, virus invisibile ed insidioso, dalle restrizioni imposte per evitare contagi con penalizzazione di attività economiche compreso il turismo, ed ultimamente dalle code per la somministrazione dei vaccini anti-Covid a varie categorie sociali, sono affiorate le prime candidature a Sindaco della città nelle elezioni amministrative di primavera, che certo non catturano l’entusiasmo né l’attenzione dei  cittadini, affaccendati a combattere il virus e ad affrontare un futuro incerto.

Sono note le candidature della giovane Assessora comunale dai molti incarichi Alessandra Clemente, avanzata dall’attuale Sindaco De Magistris in continuità con il movimento arancione, del settantenne Antonio Bassolino, si direbbe in proprio perché non sostenuta dal PD locale che forse vorrebbe colmare un vuoto di presenza della sinistra, ed ultimamente del magistrato Catello Maresca per il centro-destra, che deve essere confermato. Si era anche parlato di una candidatura del Presidente del Parlamento Fico, ma è scomparsa dall’orizzonte in attesa degli equilibri politici dopo la della crisi politica in Parlamento. 

Si è manifestata una certa mobilitazione della cosiddetta Società civile, che è quella delle professioni e di alcune reti di associazioni, che non copre tutto l’arco o meglio gli interessi ed i bisogni dei ceti meno privilegiati, e palesa l’esigenza di ascoltare la voce di Comitati ed Associazioni degli abitanti delle periferie che contornano la città a Nord, Ovest ed Est, ma anche al Centro, perché Napoli non è solo il Vomero, Posillipo e Chiaia, è Scampia, Ponticelli, i Quartieri spagnoli e la Sanità.

Al di là di un’ampiezza di visione della città, rimane a nostro avviso un problema non solo accademico poco frequentato, ovvero il ruolo delle “élites” nostrane e la loro circolazione secondo gli studi sociologici, in quanto espressione di una visione di progresso sociale e civile e non solo di interessi corporativi a difesa di privilegi acquisiti.

Invitiamo i novelli politici  (anche il nuovo Vescovo di Napoli Battaglia) a visitare per esempio Ponticelli, a ridosso del chiacchierato Ospedale del Mare, con i grigi scatoloni delle case popolari, dove il raccordo con la città è assicurato da una sola linea bus per decine se non centinaia  di migliaia di abitanti, per mancanza di una stazione della metro, ma anche Scampia e la Sanità che in modo diverso hanno trovato le vie di riscatto e crescita per interventi pubblici o privati.

Al di là di interventi concreti desiderati e proposti per assicurare i servizi essenziali ai cittadini, e quindi di “politiche” per la città, a nostro avviso merita attenzione un recente studio di Luca Bianchi e Antonio Fraschilla, Divario di cittadinanza. Un  viaggio nella nuova questione meridionale, Rubbettino (2020), secondo il quale il divario territoriale ancor più che differenza negli indicatori economici è differenza nelle condizioni di vita e di opportunità. 

Le distanze tra Nord e Sud si stanno riaprendo negli indicatori sociali, a partire dall’istruzione e dalla sanità. Questo fatto si traduce nella percezione dei cittadini del Sud di godere di una sorta di “cittadinanza limitata”, connessa alla mancata garanzia di livelli essenziali di prestazioni. La Costituzione detta dei principi comuni di cittadinanza in materie come l’istruzione, l’accesso alle cure sanitarie, l’assistenza sociale, le pari opportunità, la possibilità di fare impresa, che non sono rispettati in maniera omogenea. 

Proponiamo ai diversi contendenti per la Sindacatura di Napoli di promuovere politiche che assicurino e promuovano diritti ed opportunità in maniera piena ed inclusiva per tutta la cittadinanza napoletana - che non è limitata al classico welfare - per meritare il consenso dei cittadini. In particolare, promuovere asili nido che coprano i bisogni delle famiglie dei popolosi quartieri centrali e periferici.

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