Divario di cittadinanza

di Domenico Pizzuti sj

Il volume di Luca Bianchi e Antonio Fraschilla, Divario di cittadinanza, con sottotitolo Un viaggio nella nuova questione meridionale, Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2020, pp. 176, mantiene le promesse dei due Autori: Luca Bianchi, Direttore della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) e Antonio Fraschilla, giornalista siciliano.

Il libro è infatti un diario di viaggio nel Mezzogiorno d’Italia, un racconto in cui dati ed analisi si alternano alle storie dei cittadini, delle loro difficoltà, dei diritti negati, quattro anni di viaggio per vedere che cosa c’è davvero nel Mezzogiorno, la più grande regione in ritardo di sviluppo d’Europa.


Questo volume, descrivendo che cosa significa davvero essere cittadino nel Mezzogiorno, in realtà racconta che cosa vuol dire l’Italia degli ultimi decenni. "Un paese che riduce la qualità dei servizi pubblici, che riduce la spesa nella formazione, che smette di investire, non solo è più ingiusto ma inevitabilmente si indebolisce nella sua capacità competitiva. In questo senso l’ampliamento del divario di cittadinanza diventa questione nazionale" (Ib., p.6).


Il nuovo divario Nord-Sud degli anni 20 del Duemila, ancor prima e più che differenza negli indicatori economici è disuguaglianza nelle condizioni di vita e di opportunità, in particolare per le nuove generazioni. I dati ci dicono, secondo gli Autori, che per la prima volta nella storia repubblicana le distanze tra Nord e Sud si stanno riaprendo negli indicatori sociali, a partire dall’istruzione e dalla sanità. Questo fatto si traduce nella percezione dei cittadini del Sud di godere di una sorta di “cittadinanza limitata” connessa alla mancata garanzia di livelli essenziali di prestazioni, limitazione che incide sulla tenuta sociale dell’area e rappresenta il primo vincolo all’espansione del tessuto produttivo ed all’attrazione di nuovi investimenti. "E’ la dimensione sociale del divario che assume centralità riportando la questione meridionale alle sue origini, alla sua “scoperta” con le prime indagini parlamentari di fine ottocento" (Ib. p. 10). Alla storica questione meridionale va restituita una missione per non rassegnarsi alla sfida di abbassare lo standard di diritti ed opportunità per chi vive in alcune regioni del nostro Paese.


Il lungo peregrinare del viaggio narra che cosa rimane del sogno industriale degli anni Cinquanta in città ora dimenticate come Gela; e racconta le storie dei primari campani che si vanno a curare al Nord convinti che solo lì possono avere maggiori speranze di guarigione; dei pendolari alle prese con treni lumaca; delle mamme calabresi e siciliane, che non studiano e non lavorano perchè devono badare ai bambini in città dove non esistono asili nido e servizi per l’infanzia; dei giovani che hanno chiesto il reddito di cittadinanza perché non possono ambire ad altra forma di sostentamento; delle mafie che dalla povertà e dai bisogni traggono manovalanza per incrementare il loro esercito e fare affari al Nord. La Costituzione detta dei principi comuni di cittadinanza in materia come l’istruzione, l’accesso alle cure sanitarie, l’assistenza sociale, le pari opportunità, la possibilità di fare impresa. Principi che attualmente non sono rispettati in maniera omogenea nel Paese.


Il capitolo conclusivo è dedicato a delineare “La nuova questione meridionale. Il divario nei servizi e nelle opportunità”. Il suo significato è ritrovato in alcune affermazioni di Pasquale Saraceno nella sua introduzione al Rapporto 1989 sull’economia del Mezzogiorno quando osserva: "Se la storia recente ha profondamente cambiato  i termini tecnici ed economici della questione meridionale, la sua essenza resta quella indicata dai grandi meridionalisti del passato: quella cioè di una grande questione etico-politica, che investe le stesse fondamenta morale della società nazionale e dello Stato unitario".


A nostro avviso, sulla mole di dati ed analisi esibita si tratta di meglio includere e tematizzare nella questione meridionale le nuove “questioni sociali” rilevate, con indicatori sociali delle disuguaglianze sociali e territoriali. Il richiamo alla “Cittadinanza limitata” per gli abitanti del Sud è una di queste categorie.

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