Malala, una lettura emozionante

di Domenico Pizzuti sj


Una lettura interessante e deliziosa il volume di Malala Yousafzai con Christina Lamb, Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne, Garzanti 2013, alla quinta ristampa. Il titolo del volume fa riferimento alla vicenda di Malala nella valle dello Swat, una quindicenne pakistana che il 9 ottobre 2012 al ritorno da scuola è in autobus insieme alle compagne; all’improvviso un uomo sale a bordo e spara tre volte, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita, insieme a due compagne anch’esse ferite. 

Per i talebani - che da alcuni anni imperversano nella valle - è colpevole di aver gridato al mondo il desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore ed inizia un viaggio straordinario per le cure e la riabilitazione che la porta insieme alla famiglia da quella remota valle a Birmingham, in Inghilterra, per continuare l’impegno a livello mondiale per la libertà e l’istruzione delle bambine e delle donne, che la porta fino all’Assemblea delle Nazioni Unite e nel 2014 al Premio Nobel per la pace.

Il volume, più volte tradotto e ristampato anche in Italia, è la storia vera e straordinaria della sua vita determinata e coraggiosa, della sua adolescenza nella valle dello Swat con la passione per la scuola, lo studio e la lettura e la diffusione della causa dell’istruzione delle bambine e delle donne non solo del suo paese fino al trasferimento per le cure e la guarigione in Inghilterra, dove continua la sua campagna universale per il diritto all’istruzione delle donne attraversa il Malala fund. 

Questa storia la cui lettura è deliziosa ha diversi aspetti di interesse, non solo per la ricostruzione della storia politica del Pakistan di quegli anni e la diffusione del movimento aggressivo e distruttivo dei talebani anche contro le scuole per le bambine, ma a nostro avviso soprattutto per la ricostruzione di una cultura tradizionale innervata dall’Islam. Una cultura fondata sulla famiglia, il vicinato e la comunità, il villaggio, la passione per le bellezze della propria valle, una distinzione di genere non esasperata, l’importanza dell’istruzione scolastica, una religiosità popolare ispirata dal Corano ed altre tradizioni. Anche Malala prega Dio per i suoi piccoli e grandi problemi. In questo ambiente familiare e locale sboccia come un fiore questa adolescente appassionata per l’istruzione e la scuola non solo per sé ma anche per le altre bambine e donne con l’aiuto anche di mezzi moderni di comunicazione dai cellulari alla TV e così via.

Si può raccogliere il suo invito finale: "Io amo Dio. Ringrazio il mio Allah. Gli parlo tutto il giorno. Lui è il più grande. Donandomi questa diversa altezza da cui parlare alla gente. Lui mi ha conferito anche grandi responsabilità. La pace in ogni casa, in ogni strada, in ogni villaggio, in ogni nazione - questo è il mio sogno. L’istruzione per ogni bambino e bambina del mondo. Sedermi a scuola a leggere libri insieme a tutte le mie amiche è un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio. Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no".

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