Per l'accesso delle donne al sacerdozio nella chiesa

di Domenico Pizzuti sj


Un parroco religioso dell’area Nord di Napoli, in varie occasioni presentandomi ad altri mi caratterizzava dicendo che ho dimostrato teologicamente possibile l’accesso al sacerdozio delle donne. Il riferimento è ad un articolo dal titolo “Le donne nella chiesa, figlie di un Dio minore?”, pubblicato il 13 aprile 2012 su Repubblica Napoli. Teologicamente o meno, vuol dire che l’argomentazione è plausibile. 

Con sincero rispetto per le pronunzie pontificie in merito, si può riproporre l’argomentazione centrale dell’intervento per una verifica e confronto. 

Senza entrare in raffinate e complicate controversie secolari, o di tipo dottrinale, riteniamo che nel mondo cattolico (e non solo) si debba parlare di questi problemi, un'asimmetria di status della donna nella società civile e nella vita della chiesa, escludente le donne dall’altare. Una sera alla celebrazione vespertina nella nostra Rettoria mi sono interrogato su questa esclusione, quando le donne alla pari degli altri ricevono nel loro corpo la comunione con il corpo ed il sangue di Cristo, e sono abilitate da decenni a distribuire la comunione ai fedeli. 

Si può esaltare la pari dignità delle donne senza pari opportunità nella vita della chiesa, secondo un linguaggio civile? Riteniamo più proficuo riportare l’attenzione non su dogmi o decisioni intoccabili dall’alto, ma sulla vita concreta delle comunità cristiane dove si manifestano diversi “Carismi” o vocazioni da parte di donne e uomini, che vanno promosse secondo le necessità delle comunità cristiane, senza farne oggetto di pretese. 

Quante volte anche in passato ho osservato e pensato che quel padre di famiglia che interveniva con sapienza nel commento al Vangelo potrebbe essere un buon presbitero per la sua comunità, e così donne sposate o meno che hanno un'intensa vita spirituale o dimostrano una cura disinteressata della comunità e preparazione religiosa. 

La tesi allora è saper discernere e valorizzare nelle comunità cristiane vocazioni femminili e maschili anche al sacerdozio, come un servizio, o se si vuole un’opportunità, che invece rimane preclusa per motivi che non sempre si comprendono. Il servizio sacerdotale è o no un dono, una vocazione solo per i maschietti? In questo caso veramente le donne sono figlie di un Dio minore!

Se si superano certi aspetti di sacralizzazione della figura sacerdotale e sopratutto si riscopre la "Cena pasquale" in cui si fa memoria del corpo e sangue donato da Cristo, si superano anche certe resistenze delle stesse donne a questa prospettiva, perchè ricondotta a gesti familiari senza svuotarne il Mistero. 

Ad ogni modo si tratta di interrogarsi sulle strategie per la promozione delle donne nella vita della chiesa, ed ascoltare le voci delle comunità cristiane che certo sono plurali. 

Aggiungo a questa riproposizione l’ulteriore riflessione che, se per i giovani aspiranti al sacerdozio si richiede una vocazione da discernere, per la pluralità di carismi nella comunità cristiana si dovrebbero individuare - per uomini sposati o meno e per le stesse donne - una vocazione al sacerdozio da discernere ed una idonea preparazione. Tanto più che da anni le Facoltà di Teologia anche in Italia sono frequentate da donne di ogni età.

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