Draghi sulla corruzione

di Domenico Pizzuti sj


Nelle dichiarazioni programmatiche sia al Senato che nella replica alla Camera dei deputati giovedì 18 febbraio del Presidente Draghi per ottenere la fiducia al suo governo, insieme al Mezzogiorno il contrasto ai gruppi della criminalità organizzata non solo nelle regioni meridionali (mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita) non appare una priorità rispetto alle emergenze della pandemia e della ripresa economica. Non solo per la sua formazione ed esperienze in istituzioni europee ma per una chiara una impostazione politica che guarda all’Europa ed ai paesi più progrediti del Nord dell’Unione.

Nella replica alla Camera dei deputati, il Presidente Draghi formula un’osservazione generale sulla criminalità: "è vero che i dati quantitativi sulla criminalità nel corso degli anni sono andati migliorando, ma la percezione che ne hanno i cittadini no. Deve essere la percezione a guidare l’azione, a stimolare un’azione sempre più efficace". Tuttavia anche per le urgenze di affrontare la pandemia, l’attenzione agli affari e malaffare della criminalità organizzata nel nostro paese è diminuita, pur continuando l’azione di contrasto alle mafie da parte delle forze dell’ordine e della Magistratura come per esempio il maxi processo a 300 indagati da parte del Procuratore della Repubblica Gratteri in Calabria. 

In un lungo articolo su Repubblica di Isaia Sales Una perversione chiamata mafia nella solitudine del Mezzogiorno, 15 febbraio 2021, pp.14-15, l’Autore tra l’altro avverte: "la nazionalizzazione delle mafie, cioè il loro vasto radicamento nel Centro-Nord, è sicuramente il fenomeno politico-criminale più significativo dell’ultimo trentennio" (p.14). E la loro internazionalizzazione soprattutto per il traffico di stupefacenti non solo con i paesi produttori ma per loro diffusione in paesi nord-europei.

L’attenzione del Presidente Draghi nella replica alla Camera dei Deputati è rivolta agli effetti perversi, corruttivi, dell’azione anche della criminalità organizzata sull’attività economica: «Un Paese capace di attrarre investitori deve difendersi dai fenomeni corruttivi, lo deve fare comunque. Questi portano a effetti depressivi sul tessuto economico e sulla libera concorrenza». Tanto più che «la legalità e la sicurezza sono la base per attrarre investimenti». Con la postilla: «Molto resta da fare in vista della prevenzione oggi perseguita attraverso meccanismi ancora troppo formali, che finiscono per alimentare più prevenire la corruzione: qui la semplificazione avrebbe una funzione anticorruttiva. La trasparenza della Pa è un presupposto logico perché consente ai cittadini di analizzare ogni azione».

Quando si studiano i fenomeni criminali si è impressionati dal rapporto con la società circostante: Conseguentemente è doveroso un dibattito forte e veritiero sul problema criminalità organizzata ed al tempo stesso «un interrogarci su di noi, sul nostro essere sociale, sulle conseguenze individuali e collettive di un consenso diffuso e interclassista alle mafie e al loro sistema di relazioni e potere» (Giacomo Di Gennaro Domenico Pizzuti (a cura di), Dire camorra oggi. Forme e metamorfosi della criminalità organizzata in Campania, Alfredo Guida 2009, p. 10).

Sotto questo profilo colpisce ultimamente a Napoli e dintorni la mitizzazione - non solo di Maradona con tratti sacrali -, da parte delle famiglie, parentela e vicinanza di figli e parenti caduti in lotte interne o in scontri con le forze dell’ordine con grandi immagini pittoriche su muri delle case, ritenuti come eroi, con moduli attinti dalla street art o dalla stessa religione popolare. Questi fenomeni denotano un’enclave culturale, che si celebra e difende, talora a pochi passi dalle vie del Centro della città a Napoli e manifestano un isolamento che vive in simbiosi con i moduli ed i prodotti della modernità.

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