Lo ius soli è cosa ovvia

di Domenico Pizzuti sj

Il neo Segretario del PD Enrico Letta, nel suo discorso all’assemblea PD il 14 febbraio per l’elezione del Segretario dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, tra i punti di programma riguardanti le donne, i giovani, il lavoro, il voto ai sedicenni, annoverava lo jus soli agli stranieri: "Si tratta di una norma di civiltà. Io sarei molto felice se il governo Draghi fosse quello in cui dar vita alla normativa jus soli". Dopo che non era stato possibile approvare nei due rami del Parlamento i disegni di legge in materia, con i governi Gentiloni e Conte 2.

Si tratta di una normativa per l’acquisizione della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese, modificando la Legge 5 febbraio 1992 recante nuove norme sulla cittadinanza, cioè dell’acquisizione della cittadinanza in un dato paese in conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

E’ per noi di una norma di civiltà finalmente da attuare, che non è solo una bandiera dell’identità del PD riguardante la sfera dei diritti da riconoscere ai bambini nati da genitori stranieri nel nostro territorio. Ha destato come da copione le reazioni “illiberali” dei partiti del centro-destra al governo, che come la Lega di Salvini sulla ostilità e paura nei confronti dello straniero immigrato hanno costruito la loro propaganda populista e sovranista, che non smentiscono pur stando nei seggi del governo Draghi, denotando un ritardo storico e culturale del loro elettorato specie nordista che non è stato contrastato per ragioni di facile consenso.

Al di là delle regioni di civiltà per questo riconoscimento di cittadinanza a stranieri, specie immigrati residenti da decenni nel nostro paese, a nostro avviso sovviene un “principio di realtà” per una loro integrazione che favorisce una maggiore “coesione sociale” a vantaggio di tutti. Infatti si tratta di concittadini della porta accanto che lavorano nell’agricoltura, edilizia, industria, curano i nostri anziani, mandano i figli a scuola, parlano la nostra lingua, sono nati qua, hanno formato famiglie, aspirano ad una regolarizzazione della loro residenza in Italia per un avvenire dei loro figli, non solo di quelli che alla maggiore età di diciotto anni facciano richiesta di cittadinanza nel corso dell’anno che segue questa età.

Per superare il nostro “provincialismo” se non populismo incolto, non è fuori luogo far presente che quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo jus soli in modo automatico e senza condizioni. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America latina. Alcuni paesi europei (Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito) concedono la cittadinanza ius soli, sebbene con alcune condizioni.

Pur nella drammaticità dell’emergenza sanitaria e lavorativa, e quindi del diritto alla salute e alla vita per tutti, occorre progressivamente mobilitarci perchè questa normativa sia finalmente attuata anche nel nostro Paese per ragioni di civiltà e di realismo in vista di una maggiore coesione sociale. Perchè, per dirla con papa Francesco siamo tutti nella stessa barca.

Piace ricordare che mia madre più che novantenne in prossimità della morte affidò alla mia sorella che abitava nello stesso piano il compito di far ottenere il permesso di soggiorno alle due donne filippine che l’assistevano. E questo mandato fu adempiuto l’anno dopo la sua morte anche con l’aiuto dei fratelli.

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