Fimmine ribelli

di Domenico Pizzuti sj




Merita attenzione una recente pubblicazione in edicola e in librerie di Lirio Abbate, Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il paese dalla ‘ndrangheta, La Repubblica L’Espresso 2021, pp. 205, un giornalista autore di esclusive inchieste su corruzione e mafie che in questo volume raccoglie 10 storie di donne della piana di Rosarno in Calabria relative all’anno 2012, schiacciate da leggi arcaiche e retrive che fanno pagare il tradimento dei mariti con la vita, e che hanno trovato la forza di ribellarsi e denunciare padri, mariti, fratelli, minando dall’interno il loro mondo di prepotenza e omertà. 

"Perché ancor oggi ci sono vittime di una brutalità antica che ha cambiato volto. ma resta identica nella sua ferocia: il delitto d’onore… Queste donne hanno acceso luci di speranza in nome della legalità e del diritto di scegliersi la vita, e molte altre stanno oggi seguendo la loro strada" (p. 13). 

Significativa l’affermazione di una donna di trent'anni, tre figli, colpevole di aver tradito il marito e di aver deciso di collaborare con la giustizia, seguendo l’esempio di altre giovani madri: "Mio padre ha due cuori: la figlia e l’onore. In questo momento dice che vuole la figlia, però dentro di lui c'é anche quell'altro fatto".

Attraverso le loro storie, Lirio Abbate fa emergere uno spaccato criminale, fatto di violenza e soprusi, grandi patrimoni e una retriva cultura patriarcale. La ribellione delle donne che si affidano allo stato per protezione, produce un effetto dirompente, sgretola l’immagine di compattezza del clan, mette in dubbio i valori del sistema ‘ndrangheta, e soprattutto anche nelle altre fimmine fa nascere la consapevolezza della propria condizione ed il desiderio di scrollarsene di dosso, denunciando nomi e cognomi, aprendo fratture in questo oscuro e feroce mondo criminale. 

Giustamente l’A. rileva: "La Calabria è una terra dura e meravigliosa, dove la modernità convive con un radicamento tenace alle tradizioni. Questa stridente coesistenza di orizzonti è un tratto costitutivo della cultura di ‘ndrangheta che accosta competenze d’avanguardia nella gestione delle attività criminali ad una cultura patriarcale antiquata e retriva. Maschilismo e senso dell’onore delimitano un universo rigido e fortemente codificato. in cui i ruoli e comportamenti sono fissati, ed ogni scarto è sanzionato con severità" (p. 199). 

Una donna che infrange le leggi del clan tradendo il marito commette un reato non ammissibile e la sua pena è la morte. Punendola il clan riacquista l’onore perduto, rafforza la propria compattezza e riafferma la vitalità del suo sistema di valori e principi. Voltare le spalle al clan è una chiara infrazione del codice, della legge che sancisce il dominio assoluto degli uomini sulle donne.

Un contributo fondamentale al risveglio delle donne in Calabria, secondo l’A., può provenire dalla scuola che in molte realtà della regione svolge un prezioso e capillare lavoro di educazione alla legalità. Aiutare i ragazzi ad aprire i loro orizzonti oltre i confini della cultura imperante, a valutare con spirito critico ciò che accade ogni giorno anche all'interno delle loro famiglie, può rivelarsi uno strumento molto potente per contrastare il dominio dei clan. E non sono mancati i successi da parte di giovani studenti di famiglie appartenenti a clan criminali.

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