Non nominare il Santo Padre invano

di Domenico Pizzuti sj


Matteo Salvini, nella sua campagna elettorale permanente, in merito al testo della Ddl Zan, in discussione in questi giorni nel Senato della Repubblica italiana,  con bella faccia tosta ha tirato ripetutamente anche in questi giorni con argomentazioni retoriche  il Santo Padre dalla sua parte affermando che si tratta di "una legge che lo stesso Santo Padre chiede di modificare", "la nostra proposta accoglie l’invito del Santo Padre e di tante associazioni. Togliamo da quella legge l’ideologia".

    Queste affermazioni non possono passare sotto silenzio non solo per l’imprecisione ma, a  nostro avviso, per la falsità non corrispondendo sul piano dei fatti alla realtà. E’ noto dai mezzi di comunicazione  che da parte del Vaticano si è trattato di una “Nota verbale” della Segreteria di Stato del Vaticano,  Sezione del rapporto con gli Stati, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede”,  in data 17 giugno e diffusa dall’Ansa, riguardante I punti relativi alla libertà di espressione della Chiesa e l'invito a una diversa modulazione del testo normativo in discussione.


A parte il poco rispetto verso la persona di papa Francesco, di cui certo Salvini non è portavoce o emissario nel nostro paese, al di là dello  stile di propaganda politica in cui ogni affermazione è guidata dalla convenienza del momento a difesa delle proprie tesi, a nostro avviso è in questione l’etica della comunicazione anche politica, che si è andata a farsi benedire con affermazioni non rispondenti alla realtà dei fatti. Opportunamente,  in riferimento a questa Nota verbale, il Presidente del Consiglio Mario Draghi, in chiare lettere ha ribadito la laicità dello Stato italiano, in cui leggi sono discusse ed approvate autonomamente dal Parlamento. Una lezione di chiarezza e serietà istituzionale. Forse il nostro Salvini voleva accreditarsi come difensore di certi valori  al suo elettorato leghista di matrice anche cattolica, che non può inghiottire qualsiasi affermazione del leader in propaganda politica. 


Riteniamo che sia illuminante una affermazione recente della giornalista Lucia Annunziata che sul divisivo dibattito in merito alla legge Zan riportata anche su questa sede, rileva: "Penso che dall’identità sessuale, alla parità delle donne fino all’immigrazione ci sia nel paese un’impostazione culturale molto difficile da cambiare". Spetta alle varie agenzie culturali contribuire a questo cambiamento specialmente sul piano della difesa dei diritti delle persone al di là dell’orientamento sessuale.

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