Afghani e miserevoli

di Domenico Pizzuti sj


Parte 1

Dopo la conquista di Kabul da parte delle milizie talebane e la fuga dei civili afghani - di cui gli assembramenti all‘areoporto della città per uscire dal paese sono manifestazione - dichiarazioni dissonanti di fronte alla crisi umanitaria di quel paese sono state espresse da Matteo Salvini e Giorgia Meloni che non sono alla pari della situazione afghana. In merito all’accoglienza dei profughi afghani nel nostri paese la prima troppo veloce dichiarazione di Salvini suona: “Non se ne parla” per rassicurare forse i suoi elettori di fronte ad una ipotetica invasione di profughi dall’Afghanistan.

Successivamente, per la pressione dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale per il rispetto dei diritti delle donne afghane, ammette bontà sua l’accoglienza di donne e bambini. Giorgia Meloni a sua volta in una dichiarazione raccolta dalle Tv con la sicumera di una Sibilla - non contrastata dai maschi che l’attorniano - stabilisce che i profughi afghani debbano migrare verso i paesi confinanti (Pakistan, Iran, Turchia), e così ce ne laviamo le mani. Ignorando nel contempo i ponti aerei verso il nostro paese per evacuare gli afghani che hanno collaborato alla nostra missione in quel paese. E’ chiaro l’intento di Salvini e Meloni di esorcizzare flussi migratori dall’Afghanistan verso il nostro paese a beneficio dei loro seguaci che forse si impietosiscono pure di fronte alle immagini drammatiche veicolate dai notiziari Tv.

Di fronte a queste dichiarazioni di propaganda, uno sguardo ai dati quantitativi delle partenze di civili afghani: 794 sono stati i civili afghani che hanno beneficiato finora dei ponti aerei verso il nostro paese, e 2500 ex collaboratori saranno complessivamente portati in Italia entro fine agosto. Secondo dati della NATO più di 18.000 afghani sono stati evacuati da domenica verso i paesi di questa organizzazione.

Occorre riflettere su questi atteggiamenti “residuali” dei due propagandisti in campagna elettorale permanente rispetto all’opinione del “mainstream” nazionale ed internazionale, perchè il vuoto di “humana pietas” verso questa tragedia umanitaria di donne e bambini e delle affermazioni solo propagandistiche nelle strade italiane di fronte alle riprese televisive, ci porta dall’intimo a sbottare nei loro confronti: “MISEREVOLI”!

Il giudizio in questo contesto non è solo umanitario (non immedesimandosi nella sofferenza delle famiglie afgane che non vedono un futuro per i loro bambini) nei confronti di una classe politica nazionalista che non stabilisce ponti ma difende solo confini, ma soprattutto politico perchè non offre risposte e soluzioni adeguate ad una tragedia umanitaria, cioè politiche non solo a livello nazionale ma di una presa di coscienza collettiva dei paesi occidentali ma non solo Infatti, il premier Mario Draghi è al lavoro per riunire i grandi della terra del G20 già nei primi giorni di settembre per rafforzare un approccio comune e un coordinamento con altri importanti partner come Russia, Cina e Turchia.

Per un approfondimento culturale di queste atteggiamenti di chiusura nazionalista che preoccupano, bisogna almeno rilevare che non solo non facilitano la crescita del paese, ma sul piano demografico conducono ad un processo crescente di invecchiamento. Non ampliano gli orizzonti nell’incontro con Altri.

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Parte 2

L’accoglienza dei civili afghani sia collaboratori delle nostre missioni in quel paese sia perché fuggono dal regime dei talebani dopo venti anni di vita di conquista di diritti umani di donne, bambini e minoranze per la presenza dei militari statunitensi e di paesi della Nato, è un tema non solo divisivo delle forze politiche ma fa trasparire diversità non solo politiche (politiche di accoglienza) ma culturali se non ideologiche lungo l’asse inclusione/esclusione che vanno una volta per tutte fatte venire alla luce per non essere abbindolati da alcuni propagandisti e retori di partiti o forze della destra italiana leghista, meloniana e così via.

Notiamo che dai mezzi di comunicazione viene dato - a nostro avviso - grande risalto agli interventi giornalieri di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni come se fossero verità assolute che tradiscono ideologie soggiacenti di stampo nazionalista e securitario in favore dei loro seguaci. In particolare l’ascesa nelle previsioni di voto a Fratelli d’Italia ed alla sua leader è stata pompata da Tv e radio, anche se ultimamente se non andiamo errati questa ascesa si è arrestata, facendo intravedere macchinazioni politiche di gruppi conservatori che rimangono coperti che dovevano portare avanti la Giorgia romana nell’agone politico e nella pubblica opinione.

Sulle politiche di accoglienza di civili afgani fuggitivi in seguito al ritiro delle forze militari statunitensi da quel paese sia da Matteo Salvini sia da Giorgia Meloni nei loro interventi appare la volontà se non altro di “limitazione” di accoglienza dei civili afghani, il primo alla fine sostenendo solo corridoi umanitari di donne e bambini, di persone fragili, la seconda rimandando questi flussi di profughi ai paesi confinanti che già ne accolgono milioni come nel Pakistan. Sono in questione i sacri confini della patria da difendere da intrusioni che potrebbero inficiare il nostro relativo benessere da non spartire con altri, cavalcando così paure e pregiudizi di strati sociali penalizzati ultimamente dalla pandemia del Covid-19.

Occorre conoscere se questi nostri due leader accolgono le convenzioni internazionali sull’accoglienza dei profughi e le regole sul soccorso a mare di migranti e rifugiati che guidano la stessa politica di accoglienza di rifugiati e migranti da parte del nostro paese con tutte le sue contraddizioni. Oltre alle derive nazionaliste e securitarie si evidenziano atteggiamenti di chiusura nei confronti dell’Altro o degli Altri che arrivano sul nostro territorio, di difesa del benessere conquistato da alcune categorie produttrici e di chiusura mentale che manifesta anche un regresso culturale. Per dirla chiaramente si evidenziano mentalità di “esclusione” e non di “inclusione” di rifugiati e migranti, per non invocare l’“Humana pietas” per chi è attaccato al proprio orticello, ed ha visioni di corto respiro dell’evoluzione umana o interessi personali di affermazione sulla scena politica. E’ troppo voler invocare la cultura del dono e della condivisione, perché umanamente non si tratta di perdere ma di acquistare dall’accoglienza dell’Altro sul nostro suolo.

Nel cap. 22 dell’Esodo sul codice dell’Alleanza ai versi 20-23 sulla tutela dei deboli si prescrive: "Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova e l’orfano. Se tu lo maltratti quando invocherà da me l’aiuto. io darò ascolto al suo grido. La mia ira si accenderà".

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