Come rinnovare le periferie

di Domenico Pizzuti sj


Urban@it, Centro Nazionale di studi per le politiche urbane ha elaborato e presenta in volume il
Quinto Rapporto sulle città. Politiche urbane per le periferie, Il Mulino, Bologna 2020, pp. 224, a cura di Giovanni Laino, a seguito di lavori promossi da un gruppo di ricercatori su ciascun argomento preso in esame per approfondire un tema che da alcuni decenni è stato presente sia nel lavoro degli studiosi sia nell’agenda politica delle città e dei governi.

Il Rapporto ribadisce un assunto fondamentale che le azioni messe in campo per affrontare i problemi delle periferie "faticano a farlo diventare un paradigma operativo. E cioè, il termine periferie, pur conservando una grande forza evocativa e comunicativa, non può rimanere legato solo o principalmente a riferimenti spaziali ma richiede un indispensabile concezione plurale che inglobi anche tutti i fattori sociali che lo connotano" (Ib., p. 9). Il termine periferia non è antico, compare solo alla fine degli anni Venti del secolo scorso e nel senso comune è sempre associato al dualismo spaziale con il centro. Tale categoria analitica non è più adeguata. Si osserva che la sofferenza urbana attraversa l’insieme del territorio metropolitano con alcune zone in cui il disagio urbano è particolarmente concentrato e che, in diversi casi, non hanno una relazione con la distanza dal centro città.

Entra così in crisi la rappresentazione fisica e spaziale di del concetto di periferia. Forse proprio per questo, nel corso degli ultimi anni questo concetto è tornato al centro dell’interesse sia delle politiche pubbliche sia della ricerca degli studiosi non solo di urbanistica. Si pone la questione  come intervenire, evitando la solita lista delle opere pubbliche da fare, con un approccio realmente integrato che affronti le cause del disagio delle condizioni di vita delle periferie: la casa, il lavoro, l’educazione. 

Nelle conclusioni del Rapporto, Giovanni Laino scrive: "Per una nuova gestione di politiche per la lotta all’esclusione sociale, alla povertà, per la rigenerazione dei quartieri periferici, è indispensabile prevedere uno specifico programma di attivazione di Agenzie sociali di quartiere che, razionalizzando, consolidando, e rilanciando quello che c’è, entro un approccio molto attento alle potenzialità  della sussidiarietà fra i soggetti del terzo settore ed enti pubblici, possa consentire una rinnovata stagione di crescita democratica anche a partire dai luoghi ove, anche in termini elettorali, milioni di cittadini hanno denunciato un grave disagio" (Ib., p. 194).


E’ quindi necessario realizzare Agenzie sociali di quartiere capaci di trattare in modo tendenzialmente integrato alcuni bisogni fondamentali, dovranno essere plurali e miste."Dovranno inoltre essere aperte nei quartieri, sulle strade, offrendo un ‘interfaccia accogliente ed efficace, nella logica dello sportello unico, per superare la frammentazione  del trattamento amministrativo dei bisogni che ancora oggi si ripropone in molti territori" (Ib., p. 195).


Uno Rapporto di studi che può interessare tutti coloro che si occupano delle condizioni e dei problemi sociali delle popolazioni che abitano le “periferie” e vogliono operare per una loro rigenerazione urbana, anche se il linguaggio dei ricercatori - trattandosi di studi - è certo tecnico ma documentato per rinnovare le politiche urbane per le periferie.

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