Di talebani e corpi delle donne

di Domenico Pizzuti sj



I talebani hanno deciso, secondo un comunicato Ansa, che le donne afghane non potranno più giocare a cricket né a nessun altro sport che "esponga i loro corpi" o le mostrino ai media. Lo ha detto in un'intervista all'emittente australiana Sbs news il vicecapo della Commissione cultura dei talebani, Ahmadullah Wasiq. "Non credo che alle donne sarà consentito di giocare a cricket perché non è necessario che le donne giochino a cricket", ha dichiarato Wasiq, spiegando che nel gioco "potrebbero dover affrontare situazioni in cui il loro viso o il loro corpo non siano coperti. L'Islam non permette che le donne siano viste così". Inoltre, "questa è l'era dei media, e ci saranno foto e video, e la gente li guarderà. L'Islam e l'Emirato islamico non consente alle donne di giocare a cricket o qualunque altro tipo di sport che le esponga".

Al video che riportava su Facebook la protesta di donne afghane per rivendicare i loro diritti, inaspettamente non non si sono manifestate particolari reazioni da parte di lettrici e lettori, di fronte a provvedimenti che contrastano con la nostra cultura occidentale e i diritti universali delle donne. Alla ricerca di qualche spiegazione plausibile di questo fatto con alcune amiche, la prima osservava che si tratta di provvedimenti lontani da noi, in Afghanistan appunto, sotto il dominio dei talebani, e quindi non ci toccano immediatamente. 

Forse dovrebbero provocare sdegno e riprovazione per chi calpesta diritti delle donne, ma altresì questa assenza di reazione potrebbe coprire atteggiamenti e comportamenti specialmente da parte dei maschi nei confronti delle donne, che lasciano forse trasparire l’esistenza di problemi di rapporti e rispetto nei confronti delle donne e del corpo femminile (si potrebbe invocare “C’è del marcio in Danimarca”), senza voler colpevolizzare nessuno. 

Un’altra mia interlocutrice va diretta al punto, perchè riferendosi forse al nostro contesto ribadisce con forza: Occorre cambiare mentalità nei rapporti con le donne nella vita sociale e privata. A suo parere bisogna riconoscere la dignità e superiorità delle donne e non comportarsi come i talebani che per orgoglio ed arroganza schiacciano i loro diritti nella vita civile. Per completare questo quadro, nella conferenza stampa riportata oggi, il rappresentante dei talebani ha chiaramente riaffermato che nel governo che si è formato non ci saranno donne ministre, perché le donne devono fare figli. Rimane certo da chiarire qual’è questo Islam, come mondo musulmano globale, che contiene questi precetti che non consentono anche nel nostro tempo alle donne alcuni sport perchè espongono i loro corpi.

Al di là di questi provvedimenti afghani e di comportamenti di talebani nostrani che ritengono i corpi delle donne proprietà privata o preda, come nei femminicidi quotidiani (quattro in 24 ore mentre scrivo) il cui sangue grida all’Altissimo, al centro dell’attenzione è certo la tematica del corpo femminile da riconoscere, rispettare, amare, nella differenza ed eguaglianza, secondo le stesse pagine del Primo Testamento (Genesi, 2, 18-25). 

Non sono per professione religiosa la persona più adatta ad affrontare questo tema, per mancanza di esperienza diretta, pur essendo nato da donna e vissuto in una famiglia di otto figli, e consapevole che non si tratta solo o primariamente di un corpo secondo le circostanze da coprire o svelare, ma di un abbraccio ed incontro in un amore coniugale che si dona reciprocamente e si apre nel climax al divino, nella pienezza di questa esperienza.

Mi è cara un’esperienza personale: mio padre pochi istanti prima di spirare si protese verso mia madre per ringraziarla e baciarla alla presenza della famiglia raccolta attorno al suo letto.

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