Astensione dal voto: disaffezione o voce?

di Domenico Pizzuti sj


I risultati delle elezioni amministrative del 3-4 ottobre scorso nella città di Napoli, al di là della schiacciante maggioranza alla coalizione capeggiata da Gaetano Manfredi (66%), dal punto di vista della partecipazione al voto dei cittadini ha messo in evidenza una profonda frattura nel corpo elettorale, tra il 47.19% che ha votato ed è inferiore di sette punti dalla media nazionale registrata (54.69%) e l’astensione del 53% che ha disertato a Napoli le urne. Ciò significa che la maggioranza concessa alla coalizione guidata da Manfredi in realtà riguarda una minoranza significativa degli elettori, mentre la maggioranza degli elettori non ha espresso un voto per i vari candidati sindaci in gioco, con una presa di posizione che va approfondita e che ha una sua voce,  perché riguarda in prima istanza poca fiducia nelle istituzioni della democrazia rappresentativa, con l’elezione dei rappresentanti dei cittadini nelle amministrazioni locali.

Al di là di analisi più dettagliate sia dei cittadini che hanno frequentato le urne sia di coloro che si sono astenuti (età, genere, livello di istruzione, collocazione sociale, quartieri di provenienza e così via), è chiaro non solo nella città di Napoli che si è trattato di un voto urbano, come le testate giornalistiche hanno messo in evidenza il giorno dopo le votazioni scrivendo per esempio come il Corriere della sera “Le città hanno votato centro-sinistra”. E lascia intendere che il gioco politico con le sue dinamiche e riti si verifica nelle città o meglio nel centro delle città e non interessa e non si estende alle c.d. e variegate periferie cittadine. Per il Comune napoletano quartieri che fanno corona ad Ovest, Nord, Centro cittadino, ed Est con problemi specifici di ciascuna di esse, che non sono solo abitativi, di degrado sociale ma anche di riscatto degli abitanti con interessanti iniziative di solidarietà e partecipazione dal basso ad opera di movimenti, associazioni, gruppi di cittadini locali.

L’astensione dal voto attribuito presuntivamente alle periferie cittadine non è solo un atteggiamento rinunciatario, ma a nostro avviso esprime l’attesa di una più compiuta cittadinanza per quanto riguarda l’abitazione, l’istruzione, la sanità, la partecipazione al lavoro di donne ed uomini, la mobilità, la fruizione del tempo libero, e così via. Quindi una politica risolutrice di problemi individuali e collettivi per non essere figli di un dio minore nella stessa comunità cittadina. Riteniamo che l’astensione dal voto anche nelle elezioni per le amministrazioni locali, non si può attribuire con facilità solo a disaffezione politica di strati di cittadini, che assolve da errori ed omissioni amministratori e governance delle istituzioni pubbliche. Ma piuttosto a rimostranze e delusioni personali e collettive, perché la promessa della partecipazione alla comunità cittadina, nel senso di partecipazione alla cittadinanza comune viene elusa per l’esclusione percepita dal progresso e cambiamento.

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